«In questi giorni corre la voce di un possibile, nuovo declassamento delle sedi Inail di Belluno e Rovigo che, se corrispondesse a verità, sarebbe un’inaccettabile riduzione dei servizi per questi territori. Chiediamo quindi che si faccia luce su questo, per dare tranquillità ai dipendenti e la giusta dignità ai cittadini»: il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, e il primo cittadino di Rovigo, Edoardo Gaffeo, rilanciano così le preoccupazioni circa il futuro delle sedi Inail dei due capoluoghi che sembrano destinate a un declassamento da parte della direzione regionale.
Già nel 2014, la sede provinciale bellunese aveva subito una prima riduzione di servizi, passando da “classe A” a “classe B”; ora, sembra che possa esserci un ulteriore passo indietro per gli uffici di Belluno e Rovigo, che potrebbero passare in “classe C” a fronte del mantenimento di una classe superiore in città come – per restare nelle vicinanze – Bassano del Grappa o Conegliano. «Crediamo che, senza nulla togliere alle professionalità che vi operano, sarebbe assurdo un assorbimento delle funzioni della sede provinciale di città capoluogo come Belluno o Rovigo da parte di una realtà lontana e diversa, come invece pare previsto dal nuovo piano regionale», sottolineano i sindaci. «Tra l’altro i numeri dei nostri uffici Inail sono in linea con quelli delle altre sedi di classe B proprio perché si tratta di un’unica sede provinciale; Belluno e Rovigo sono le due sole realtà venete che hanno un unico centro Inail nel loro territorio, e rischiano di essere ulteriormente penalizzate da questa “razionalizzazione”, nonostante le rassicurazioni arrivate dalla direzione regionale».
I primi cittadini sottolineano poi il rischio di veder indebolito il ruolo di servizio al territorio che Inail ricopre con diverse progettualità e il legame con le aziende e i professionisti, che sarebbero costretti a confrontarsi con realtà lontane territorialmente e che rispondono a logiche economiche e organizzative diverse. «Pur avendo le stesse caratteristiche di province come Trento, Bolzano, Aosta o Pordenone, Belluno è l’unico territorio interamente montano a statuto ordinario che non gode di particolari forme di autonomia o di finanziamento», evidenzia in aggiunta Massaro. «È però evidente che non si può continuare così, perché il Bellunese non può essere governato con le stesse logiche della pianura: sono tante e marcate le differenze tra la montagna e la pianura, e la logica dei costi standard e dei tagli orizzontali qui non può continuare ad essere applicato».
«Crediamo», concludono Massaro e Gaffeo, «che, a fronte del dramma della pandemia che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo e della prossima ripartenza di tutti i settori economici e produttivi, ridurre servizi come questi nei territori periferici sia una scelta inaccettabile ed illogica. Facciamo quindi appello a tutti i nostri rappresentanti a Roma affinché facciano sentire la loro voce e impediscano l’ennesima mazzata per cittadini e lavoratori».
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