Il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, accompagnato dall’assessore regionale Gianpaolo Bottacin e dai consiglieri regionali, ha inaugurato stamattina venerdì 11 giugno in ospedale a Belluno la nuova apparecchiatura per la Tac e l’aggiornamento dell’acceleratore lineare.
La Tac serve per fare diagnosi, cioè per capire meglio se c’è uno stato di malattia e come esso si presenti; l’acceleratore lineare invece serve a curare, a fare terapia: è in grado di “sparare” con altissima precisione contro le cellule colpite da tumore preservando i tessuti sani. «È come se dovessimo colpire una lattina di Coca Cola sul davanzale di una finestra di un grattacielo», ha semplificato proprio Zaia, «con questo strumento siamo in grado di colpirla con precisione, una volta sparavi a tutto il grattacielo. La lattina è il tumore, il grattacielo è il corpo umano!».
«Oggi l’ospedale si pone all’avanguardia», ha detto la direttrice generale dell’Ulss 1 Dolomiti Maria Grazia Carraro. Queste apparecchiature sono e devono sempre più «diventare anche fonte di attrattività, per i professionisti che possono aver voglia di venire qui ad accrescere le loro professionalità».







Un milione di euro per ciascuna delle due apparecchiature. «Investimenti significativi, mentre stiamo uscendo da un periodo faticoso», ha affermato la direttrice, «in questo territorio il covid ha “battuto” pesante, nella seconda ondata della pandemia. Eppure abbiamo saputo reagire, mi piace sottolineare la collaborazione del territorio per la campagna vaccinale, tutti hanno collaborato, ed è stato un successo grandissimo. Noi abbiamo fatto più di 151 mila somministrazioni di vaccino, anche grazie ai medici di medicina generale. Più del 50% delle persone sopra i 16 anni sono già vaccinate con almeno una dose, è un grande successo e voglio ringraziare tutta la squadra. Tempi e rapidità sono un fattore importante. In sei mesi siamo partiti da zero e siamo arrivati fin qui».
Paolo Perenzin è il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 1 Dolomiti. «Giovedì eravamo a Lamon, l’anno scorso a Feltre, oggi siamo a Belluno e ci saranno altri appuntamenti. È evidente, stiamo migliorando la nostra sanità provinciale e le tecnologie daranno una mano importante. Tutti insieme riusciremo a creare un’integrazione vera. Oltre alle distanze, abbiamo verificato la difficoltà della carenza di personale, ma il covid ha costretto a mettere mano ai numeri e tra 4-5 anni vedremo i risultati». Basta campanilismi: «Quanto a noi, dobbiamo saper costruire l’integrazione all’interno dell’azienda sanitaria. E dovremo saper fare delle scelte. Al presidente della Regione non dobbiamo portare i nostri campanili: dobbiamo invece riunire i nostri tavoli, analizzare qui le questioni provinciali, prendere delle decisioni e solo quelle portarle a Venezia».
«La direttrice Carraro sa anche far squadra», ha sottolineato Zaia, «e questo è prezioso in un territorio che giustamente è articolato nella forte dimensione delle sue vallate. Perenzin ha colto nel segno: la volontà è quella di fare squadra». E poi una riflessione che è un po’ un bilancio: «Sono presidente da dieci anni e non mi sento più in prova, dopo dieci anni vado a inaugurare quello che ho promesso. Parlo dell’elettrificazione, parlo dei treni nuovi che io ho comprato. Parlo delle Olimpiadi: se avessi ascoltato le divisioni del territorio le Olimpiadi non le avrei portate a casa! Questa provincia è stata oggetto di enormi investimenti, abbiamo messo qui la gran parte dei fondi europei per l’agricoltura, abbiamo investito per le strade, per la sanità. In dieci anni non abbiamo chiuso nessun ospedale, vi pare che lo faremo adesso? E vogliamo parlare di Vaia? Quanto al Treno delle Dolomiti, la vice presidente Elisa De Berti lo presenterà la settimana prossima, nelle sue diverse possibilità, ma il territorio dovrà decidere».
«Il covid», ha detto ancora Zaia, «è stata un’autentica sciagura. Se ce l’avessero detto prima, che saremmo rimasti chiusi per settimane nelle nostre case, che avremmo fermato molte attività, che avremmo visto sfilare i camion carichi di bare… non ci avremmo creduto. Ma abbiamo saputo adattarci. E il covid ci ha insegnato una cosa: l’uso delle nuove tecnologie. Sappiatelo: l’intelligenza artificiale si approprierà della nostra sanità. Abbiamo assunto molti medici che prima del covid le norme non ci avrebbero permesso. Ma le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale e la deospedalizzazione: questo sarà il futuro. Professionisti e tecnologie! Vedrete come saremo tra cinque anni! Pensate all’evoluzione dei tamponi: ai cittadini diciamo che questa nuova diagnostica che si affaccia è più performante. Pensateci: venti o trenta anni fa il covid avrebbe fatto una strage, l’abbiamo capito o no? Grazie alle tecnologie che abbiamo acquistato, grazie agli investimenti abbiamo limitato i danni e ne siamo usciti. Sappiatelo: abbiamo cento respiratori in magazzino, ancora incartati. Perché? Perché non si sa mai! Ricordiamoci che 22 mila veneti hanno dovuto trovare un ospedale, non ce l’avrebbero fatta da soli. Il covid dovrebbe essere ricordato come una tragedia ma anche come un insegnamento».
Il presidente ha fatto riferimento al volo notturno dell’elicottero del Suem. «Qui avete in piedi la partita del volo notturno. Bene: io “vedo”. Ha molti limiti, diciamolo, andiamo a “vedere” se va bene, ma teniamo la rete delle ambulanze».
Zaia sa che il territorio bellunese è vasto e con collegamenti difficili. «Qui c’è il grande limite della viabilità e il grande vantaggio della bellezza, che qui è strepitosa. Dobbiamo diventare più attrattivi delle professionalità, i giovani specialisti vogliono costruirsi un curriculum e noi dobbiamo diventare attrattivi, anche con strumentazioni come quelle che inauguriamo oggi». Investimenti, dunque, e: «non piangere più. Guardate che a forza di dire che va male, va male davvero! La montagna ha dei limiti paurosi, ma ha grosse potenzialità. Basta lamentarsi, costruiamo».
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