Belluno °C

domenica 15 Giugno 2025,

«Salviamo il Passo Giau dal cemento»

Passo Giau, dove potrebbe sorgere un nuovo grosso albergo a cinque stelle. Alcune associazioni hanno chiesto alle autorità di intervenire per bloccare l'iniziativa.

Italia Nostra Consiglio Regionale Veneto, Italia Nostra-Sezione di Belluno, Mountain Wilderness Italia, Comitato Peraltrestrade Dolomiti, Gruppo Promotore Parco del Cadore firmano un comunicato stampa di denuncia che si riferisce al progetto di un insediamento turistico al passo Giau, in territorio del comune di Colle Santa Lucia. Di seguito il testo del comunicato, intitolato «Salviamo il Passo Giau dal cemento».

In nome della valorizzazione, sul Passo Giau a oltre 2.000 metri di altitudine hanno preso il via le Olimpiadi del mattone. In gara per la medaglia d’oro, la squadra russa della Tsara Holding Limited, proponente e finanziatrice di un super ecomostro di 40.000 metri cubi di volumetria (di cui 24.500 m3 fuori terra), che vorrebbe edificare laddove sorge ancora (in abbandono) il piccolo albergo-rifugio Enrosadira.

Facendolo passare come Progetto Turistico Strategico di interesse regionale, disciplinato dalla LR 11/2013, il Comune di Colle Santa Lucia sta valutando la realizzazione al Passo Giau di un Hotel 5 stelle gran lusso. Secondo le ottimistiche previsioni dello studio di mercato commissionato, questo complesso alberghiero sarà aperto tutto l’anno, impiegherà un centinaio di persone e sarà collegato con navetta (rigorosamente elettrica) con il paese di Colle Santa Lucia che, come per miracolo si salverà così dallo spopolamento perché i suoi giovani, trovando in loco un impiego, non avranno più motivo di emigrare. Ma anche supponendo che tutti abbiano adeguata formazione per poter essere assunti in una simile struttura, siamo proprio sicuri che i pochi giovani e meno giovani di Colle Santa Lucia aspirino a fare i camerieri se pure di un hotel extra lusso? Forse che non desiderano un impiego e un ruolo più qualificato?

In quanto agli ospiti di questo albergo 5 stelle, è pensabile che vadano a frequentare i ristoranti, i bar e gli esercizi commerciali di Colle Santa Lucia o forse non preferiranno andare a fare un giro in corso Italia a Cortina con una capatina nei suoi lussuosi negozi?

Se non pochi sono i dubbi sull’utilità di questo intervento edilizio alberghiero, molti di più e stringenti sono i motivi di ordine ambientale e paesaggistico che dovrebbero fare desistere dal realizzarlo:
– Passo Giau è area protetta paesaggisticamente e l’intervento proposto si colloca ad oltre 2000 m. di altitudine;
– l’intervento edilizio in oggetto, decisamente fuori scala rispetto ai manufatti esistenti, localizzato nei pressi dell’area buffer del Sistema 1 Dolomiti UNESCO indicata come “Pelmo-Croda da Lago” di cui Passo Giau è parte integrante, porterà sicuramente una nota stonata in un territorio ancora integro e libero dal cemento, recando inevitabilmente notevoli danni al paesaggio e all’integrità del sito;
– L’area interessata dall’intervento è localizzata nelle vicinanze di un sito della rete Natura 2000 tutelato da apposita normativa che prevede la Valutazione di Incidenza Ambientale (Vinca) per opere come quella in oggetto. Alla luce dei valori del sito descritti al punto 4.2 del documento SIC IT 3230017 Monte Pelmo – Mondeval – Formin: “[…]Ambiente dolomitico di eccezionale interesse comprendente foreste di conifere, praterie alpine, ghiaioni e cime sopra i 3000 m s.l.m., presenza di siti mesolitici (Mondeval), emergenze paleontologiche (orme dinosauri), iscrizioni rupestri preromaniche, flora ricca di specie rare e di elevato interesse biogeografico [… ]” è difficile pensare che 40000m3 di costruito nelle immediate vicinanze, possano essere accettabili.

Per quanto riguarda la Vulnerabilità (punto 4.3 del formulario standard regionale della VINCA) che, prevede di considerare i seguenti fattori: “Elevato uso turistico e ricreativo estivo e invernale, insediamenti e infrastrutture turistiche, cave, calpestio, antropizzazione, inquinamento, caccia”, è evidente che la realizzazione di questo complesso non potrà che incidere negativamente.

L’ambito in questione, pur essendo in prossimità di località turistiche molto frequentate quali Cortina d’Ampezzo e la Val Badia, appare ancora ben conservato e privo di manufatti di rilevante impatto tanto che è luogo privilegiato di riprese cinematografiche che hanno come teatro le Dolomiti per spot pubblicitari e film visti in tutto il mondo (uno per tutti: Ladyhawke con Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer girato con base proprio all’Hotel Enrosadira). La prospettata realizzazione di un eco-mostro in alta quota genererebbe un danno incalcolabile all’immagine delle Dolomiti quale luogo di soggiorno godibile per la qualità e la bellezza della natura e del paesaggio.

Dal punto di vista idro-geologico, il terreno su cui sorge l’Enrosadira è caratterizzato da una cotica erbosa di spessore variabile dai 5 ai 10 cm sotto la quale si trova la roccia dolomitica, quella che compone il sovrastante monte Averau. Non è quindi difficile immaginare quali possano essere le problematiche conseguenti all’approvvigionamento idrico e allo smaltimento dei reflui, quali disastri sarebbero causati dalle esplosioni con mina, necessarie per la frantumazione del banco roccioso dolomitico e quali conseguenze potrebbero ricadere su ambiente e paesaggio per la sola formazione e conduzione del cantiere.

Forse ai non addetti ai lavori può sfuggire l’imponenza della dimensione e ciò può spiegare perché una tale ipotesi edificatoria, pur così scriteriata, possa aver già ottenuto l’attenzione delle autorità competenti. Tuttavia, per coloro che si occupano di architettura e urbanistica è ben chiaro che 24.500 m3 corrispondono, ad esempio, a n. 3 edifici di almeno 7 piani o a una settantina di appartamenti di taglia media! Tutte da considerare le conseguenze di uno scavo di 15.500 m3 di rocce dolomitiche per la parte interrata.

Per questi motivi Italia Nostra–Consiglio Regionale Veneto e Sezione di Belluno, Mountain Wilderness Italia, WWF Veneto, Peraltrestrade Dolomiti e il Gruppo Promotore Parco del Cadore, hanno chiesto alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, alla Fondazione Dolomiti UNESCO, alla Commissione Nazionale per l’UNESCO, al Comune di Colle Santa Lucia, alla Regione Veneto e alla Provincia di Belluno, di intervenire, ciascuna per la propria competenza, al fine di escludere qualsiasi intervento edilizio con forte impatto ambientale.

In particolare, hanno chiesto che il Ministero per i Beni Ambientali e Culturali, nel valutare l’intervento in oggetto, eserciti le funzioni di tutela previste dalle norme vigenti, ed esprima parere negativo, senza possibili spiragli di fattibilità.

Interventi di questa natura rappresentano infatti l’esatto contrario di quello che chiamiamo “sviluppo sostenibile” in quanto comportano consumo del suolo e danno irreversibile al paesaggio e all’ambiente.
Da parte loro, le associazioni ambientaliste, sono intenzionate a tenere alta l’attenzione e ad avvalersi di tutti i mezzi legali a disposizione per impedire che si realizzi questo ulteriore scempio nel territorio dolomitico.
Oggi la sensibilità per i beni comuni e per l’eredità culturale (anche grazie alla Convenzione di Faro) fortunatamente orienta la comunità alla cura del territorio, dei paesaggi e delle risorse ereditate dal passato, da sostenere e trasmettere integre alle generazioni future.

1 commento

  • Confido che il governatore più amato D’Italia si opponga a questa porcata.Vedremo!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *