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lunedì 15 Dicembre 2025,

Papa Luciani, ieri sera la Messa nell’anniversario della morte

Il vescovo Renato ha ricordato Giovanni Paolo I durante la celebrazione per il 43° della morte.

Don Albino «ha raccontato così Dio. Ha tratteggiato in pennellate intense e comprensibili l’essere desiderabile di Dio, la sua incondizionata bontà, la sua presa diretta sulla semplicità, povertà, vulnerabilità, umiltà, autenticità del cuore di questa nostra umanità». È uno dei passaggi salienti con cui il vescovo Renato ha ricordato papa Luciani, durante la celebrazione per il 43° anniversario della morte. Per gli anni passati questo anniversario portava la nostra diocesi a Roma, nelle Grotte Vaticane. Le restrizioni sanitarie hanno sconsigliato anche per quest’anno l’indizione del pellegrinaggio. Il ricordo si è tenuto , nella chiesa del paese natale: «Era iniziato da qui, da Canale d’Agordo, da questa comunità e dalla famiglia dei Luciani questo aprire ed estendere la sua piccola e singolare storia “Verso un noi sempre più grande”».

Commentando i brani della Scrittura assegnati al liturgia del giorno – laddove i discepoli Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù, se voglia punire uno sgarbo dei samaritani con «un fuoco dal cielo» che li consumi – il Vescovo ha richiamato un brano delle lettere agli “Illustrissimi” , nel quale il patriarca Luciani si rivolge a Charles Péguy e scrive: «Non è mai troppo tardi: Dio non solo si chiama Padre, ma padre del figliol prodigo, che ci scorge quando siamo ancora lontani, che si intenerisce e, correndo, viene a gettarsi al nostro collo e a baciarci teneramente. E non deve spaventare un eventuale passato burrascoso. Le burrasche, che furono male nel passato, diventano bene nel presente se spingono a rimediare, a cambiare; diventano gioiello, se donate a Dio per procurargli la consolazione di perdonarle». È l’immagine di Dio che i cristiani non devono dimenticare, irrigidendosi come i due fratelli discepoli.

Sulla stessa linea l’aneddoto che il 20 settembre papa Luciani raccontò per spiegare la speranza cristiana durante l’Udienza generale del mercoledì: «Ho risposto una volta, tanti anni fa, a una signora sconosciuta, che si confessava da me. […]. Lasci perdere il passato, pentita com’è, si proietti all’avvenire, cambi con l’aiuto di Dio la sua vita. Vedrà, sarà tutto cambiato. E, in quella occasione, le ho citato un mio autore preferito, S. Francesco di Sales, il quale parla delle “nostre care imperfezioni”. Imperfezioni, ma care. E spiegai: Dio detesta le mancanze, in quanto sono mancanze. Però, sotto un altro aspetto, Dio ama le mancanze perché sono occasione a Lui di mostrare la sua misericordia e a noi di tenerci bassi, di esser umili, di capire e compatire le mancanze degli altri».

È un nucleo centrale della testimonianza del venerabile Giovanni Paolo I: «“Avere Dio” così» – ha concluso il Vescovo – «è vita, è salvezza, è speranza per noi!». Prima della benedizione, il Vescovo ha raccolto l’auspicio e il desiderio di tutti i presenti: che presto si possa venerare don Albino come “beato”. D.F.

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