La Regione del Veneto comunica i dati rilevati da Ispra e annuncia la positiva riduzione, nella nostra regione, delle emissioni di gas che alterano il clima (CO2 in calo del 25% dal 1990 al 2015, per dare un numero). A questa buona notizia, però, ne corrisponde una preoccupante: nel Veneto il cambiamento climatico si fa sentire più che altrove e dal 1993 al 2020 nella nostra regione le temperature medie sono cresciute di 0,55°C per decennio, «un incremento superiore a quanto riscontrato a livello globale, che rispecchia l’attribuzione dell’area mediterranea ai “punti caldi” del pianeta».
Le variazioni maggiori, spiega l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, sono state rilevate in estate e in autunno con una crescita dello 0,7°C per decennio, mentre per estate e primavera il dato è +0,4°C per decennio. L’effetto è stato un aumento di fenomeni alluvionali, mareggiate, vento intenso, ma anche ondate di calore più intense e durature e fenomeni di siccità. In Veneto sono cresciute le notti tropicali, (+5,2 giorni per decennio), mentre sono diminuiti i giorni con temperatura minima inferiore a 0°C (-9,6 giorni per decennio).
«Se l’oggi è ben fotografato», si legge nella nota diffusa alla stampa dalla Regione, «il domani dipende invece dalla capacità di abbattere le emissioni di gas serra. Il progetto Euro-Cordex prefigura per il Veneto un riscaldamento statisticamente significativo per il secolo corrente in tutte le stagioni, maggiore in estate e nelle aree montane. Per l’area di Montagnana (Padova) sono stati disegnati tre scenari differenti per il periodo 1976-2100 rispetto al trentennio di riferimento 1976-2005. Lo scenario più favorevole, in caso di abbattimento maggiore di inquinanti, prevede un incremento di temperatura stabilizzato a 1,5°C, mentre nello scenario estremo l’aumento sarà di +5,5°C».
Chi fosse interessato ad approfondire può scaricare la pubblicazione dell’Ispra che riguarda il Veneto CLICCANDO QUI.
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