Oggi, martedì 16 novembre è stata presentata a Pieve di Cadore la prima applicazione di teleoculistica, primo step del progetto di potenziamento della telemedicina finanziato dal Fondo Comuni Confinanti e dall’Ulss Dolomiti.
Ora a Pieve di Cadore è operativo il primo dei quattro retinografi installati nei Centri anti diabetici di Pieve, Agordo, Belluno e Feltre per lo screening del “fundus oculi”, per una diagnosi precoce della retinopatia diabetica, complicazione del diabete che colpisce gli occhi e che è causata da un danno ai vasi sanguigni del tessuto della parte fotosensibile dell’occhio, la retina (se non diagnosticata e trattata precocemente può portare alla cecità).
Di norma, le persone con diabete eseguivano lo screening del fundus ogni 2 anni attraverso una visita oculistica nelle unità operative di Belluno e Feltre. Con il nuovo sistema avviato oggi, invece, la persona con diabete, contestualmente al controllo diabetologico, con un solo accesso al Centro anti diabete vicino a casa esegue anche l’acquisizione delle immagini per lo screening attraverso i retinografi acquistati nell’ambito del progetto (82 mila euro). Il personale del CAD, infatti, è stato formato dai medici oculisti per la raccolta e la trasmissione delle immagini alle unità operative di oculistica dove vengono refertate. Nella maggioranza dei casi lo screening si conclude così. Nel caso venga rilevata la patologia, il paziente viene preso in carico per gli approfondimenti necessari.

I vantaggi per il paziente, spesso anziano, e chi lo accompagna, quindi, sono un notevole risparmio di tempo e, per le terre alte, dello spostamento verso Belluno. In provincia le persone con esenzione per diabete sono 11 mila. Solo a Pieve di Cadore si stima saranno eseguiti 300 esami all’anno di screening con il retinografo.
«Questa prima applicazione della telemedicina è il simbolo del lavoro di rete che azzera le distanze: si muovono le immagini e non le persone che in tutti gli ospedali della provincia possono avere la stessa qualità di prestazione», ha commentato la direttrice generale dell’Ulss Dolomiti, Maria Grazia Carraro, «hanno fatto rete i nostri professionisti per la formazione e la costruzione del percorso, ha fatto rete il territorio che ha investito in questo progetto con i fondi dei Comuni di confine. Con grande vantaggio per molti cittadini, prevalentemente anziani, e per i loro familiari, in termini di tempo e spostamenti. E presto vi presenteremo altre applicazioni della telemedicina».
«Con questo tassello, l’offerta sanitaria del territorio bellunese aumenta di livello», sottolinea da parte sua l’on. Dario Bond, «e lo fa anche grazie al Fondo Comuni Confinanti (Fcc) in un progetto che complessivamente vale 1,5 milioni di euro, di cui 1,1 milioni da Fcc. Credo davvero che debbano sempre di più essere queste le iniziative di area vasta del Fondo, per portare benefici diffusi a tutta la provincia e colmare il gap rispetto ai territori autonomi confinanti. Altre iniziative simili potranno trovare spazio nella prossima programmazione delle risorse di area vasta 2019-2024».
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