«Con l’evoluzione tecnologica ci dobbiamo convivere, sfidare, competere, evolvere, in un percorso che miri alla sostenibilità perché siamo nel mezzo di una transizione di modelli economici che non possono più fare a meno di considerare ogni azione come una promessa di miglioramento e tutela dell’ambiente». È questo uno dei passaggi della relazione con cui Alessio Lovisotto, segretario generale della Fim Belluno Treviso, ha aperto questa mattina il terzo Congresso territoriale dei metalmeccanici della Cisl Belluno Treviso, 4.600 iscritti in rappresentanza di quasi 35 mila lavoratori del settore attivi in 1.100 aziende in provincia di Treviso e 4.500 lavoratori per 117 imprese in provincia di Belluno.
Al centro dell’assise il tema della sostenibilità. Sostenibilità necessaria nella trasformazione della produzione e delle competenze, che necessita di modelli nuovi di riqualificazione delle professionalità e anche nelle politiche industriali e nelle catene del valore e della fornitura, con «filiere che necessariamente devono accorciarsi e produzioni strategiche – come quella dei microchip – vicino a casa», ha detto Lovisotto. «Con le delocalizzazioni degli ultimi anni Novanta abbiamo perso competenze strategiche di filiera condannandoci ad una ‘servitù orientale’. La vicenda di Acc è emblematica: faccio fatica a non vederci la stessa miopia che ci portò a smembrare le filiere a mangiarci le dita dopo».

La metalmeccanica industriale in entrambe le province sta vivendo una forte crescita grazie alla capacità di essere rivolta all’estero. «Ma – ha sottolineato Lovisotto – è anche sostenuta dalla domanda interna che rimane recettiva per scelte nazionali legate alla gestione della vaccinazione che sinora hanno scongiurato lockdown a dispetto di quanto invece accade oltre i confini europei. Abbiamo recuperato volumi e fatturato persi dopo il 2019, mentre gli organici non ancora del tutto per le difficoltà di coniugare efficacemente domanda e offerta di personale».
Il settore soffre negli ultimi mesi per la strozzatura delle forniture dei semilavorati e della materia prima determinata da una domanda mondiale ripartita in maniera disomogenea. «Le nostre manifatture – ha sottolineato il leader territoriale dei metalmeccanici – pagano anche i ritardi della logistica e i maggiori costi della materia prima e delle utilities. Tutto ciò si trasforma in forti accelerazioni produttive con domanda di straordinari alternate a richieste di cassa integrazione che rendono difficile la combinazione organizzativa tra i lavoratori».
Infine, la rilevazione di un fenomeno che si sta manifestando nell’ultimo periodo. «L’aumento delle dimissioni volontarie – specifica Lovisotto – che sottendono a un diverso modo di reinterpretare – dopo la fase acuta della pandemia – la propria realizzazione personale nell’esistenza lavorativa; si tende a privilegiare un ambiente in cui prevalga il benessere».
Lovisotto, 44 anni, trevigiano del Coneglianese, segretario generale dal 2019, è stato confermato oggi pomeriggio al termine del Congresso al timone della Fim territoriale. Confermato, con la nuova qualifica di segretario aggiunto, anche Massimo Civiero, trevigiano classe 1971, in Fim dal 2003; nuovo ingresso invece per Matteo Caregnato, 35enne di Vittorio Veneto, in Fim dal 2016, responsabile del territorio Bellunese nord-orientale.
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