Arriva nelle librerie la settimana prossima «La tassa sul celibato. La questione demografica, aneddoti e cronaca», saggio del giornalista bellunese Roberto De Nart con postfazione del sociologo Diego Cason. Il libro racconta come venne vissuta in Italia durante il Ventennio fascista l’istituzione della tassa sul celibato, con una serie di aneddoti tratti dalle cronache dell’epoca e i dati statistici sulla natalità.
Il lavoro di De Nart ripercorre tutta la retorica del regime, dallo studio di Mussolini nel 1928 «Il numero è la forza dei popoli», ai provvedimenti a sostegno della famiglia, le leggi sul lavoro, le case popolarissime e il ruolo della donna. Quell’imponente impianto legislativo, insomma, che però non produsse gli effetti desiderati sul contrasto alla denatalità, che già dal 1920 al 1943 interessò l’Italia. Va comunque riconosciuto che le politiche messe in campo da Mussolini migliorarono le condizioni economiche e portarono a una riduzione dei morti al parto e nel primo anno di vita.
La tassa sul celibato entrò in vigore in Italia il 13 febbraio 1927 (Regio decreto legge n. 2132 del 19 dicembre 1926), il tributo veniva imposto agli uomini non sposati e serviva soprattutto a finanziare l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Ma, come racconta l’autore nell’introduzione, non fu Mussolini il primo ad avere l’idea: se ne occuparono già gli antichi romani, gli spagnoli, gli Usa, la Francia, l’Irlanda.
«La tassa sul celibato. La questione demografica, aneddoti e cronaca» di Roberto De Nart, Bellunopress Editore, sarà in vendita a 15 euro nell’edizione cartacea, 4 euro ebook Kindle su Amazon.
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