Belluno °C

martedì 15 Luglio 2025,

Don Antonio Della Lucia, sabato la presentazione della biografia «di un pastore rivoluzionario, filantropo e profeta»

Fu protagonista di un'incisiva opera sociale: iniziò dalla parrocchia di San Tomaso, portando a termine l’idea del predecessore, che intendeva istituire un ente in favore dei poveri.

Rivoluzionario, filantropo e profeta: Loris Serafini, direttore del Musal – Museo Albino Luciani definisce così don Antonio Della Lucia, al quale ha dedicato la biografia che presenterà sabato 9 luglio, alle 20.30, nell’antica chiesa di San Nicolò a Frassenè Agordino, a ricordo del 150° anniversario della fondazione della prima latteria cooperativa a sistema svedese d’Italia.

Il libro, edito dall’Associazione Bellunesi nel mondo, si intitola «Il Cavalier don Antonio Della Lucia. Biografia di un pastore rivoluzionario, filantropo e profeta» e l’autore spiega la ragione per la quale ha deciso di occuparsi della vita di questo sacerdote: «Il motivo che mi ha spinto a scrivere su don Antonio Della Lucia è che egli è la pietra miliare della formazione culturale di papa Luciani, in quanto formatore dei suoi educatori, cioè mamma, papà, parroco don Filippo Carli e padre Felice Cappello, gesuita e suo parente, di cui è in corso la causa di canonizzazione».

Canale d’Agordo in una foto dei primi anni del Novecento.

Nato a Frassené Agordino il 16 maggio 1824, parroco carismatico (arciprete di Canale d’Agordo dal 1860 al 1898), ottimo predicatore, colto oratore, don Della Lucia fu protagonista di un’incisiva opera sociale: iniziò dalla parrocchia di San Tomaso, portando a termine l’idea del predecessore, che intendeva istituire un ente in favore dei poveri. Divenuto arciprete e vicario foraneo di Canale d’Agordo e dell’Alto Agordino, fondò il primo asilo rurale della provincia di Belluno, lottò per l’emancipazione femminile, creò la prima latteria cooperativa in Italia a Forno di Canale e la Federazione della Latterie Agordine.

Una figura importante che Serafini definisce rivoluzionario, filantropo e profeta: «Rivoluzionario perché ha rovesciato il modo di concepire l’economia della valle, perché ha cambiato sistemi inefficienti e inveterati, perché aveva una visione molto all’avanguardia; filantropo perché oltre che amare molto le anime, amava pure il suo popolo, i suoi problemi concreti e reali; profeta perché ha intuito vie nuove e le ha realizzate da vero visionario». Morì a Caviola il 23 aprile 1906 e fu sepolto nel cimitero di Canale d’Agordo, dove tuttora riposa.

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *