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venerdì 6 Giugno 2025,

Belluno, in tanti per l’ultimo saluto a Giulio Bianchi

«Non posso fare a meno di pensare che nella fede la morte è una cosa bella» ha detto sua figlia al termine del funerale celebrato oggi pomeriggio nella chiesa di San Giovanni Bosco.

«Non posso fare a meno di pensare che nella fede la morte è una cosa bella». Lo ha detto questo pomeriggio Marta Bianchi nella chiesa di San Giovanni Bosco di Belluno, al termine del funerale del papà Giulio dopo aver ricordato il suo amore per la famiglia e per Gesù che lo ha portato a servire generosamente la sua Chiesa e a stringere tante, preziose relazioni e amicizie.

Anche don Attilio Menia, che ha presieduto la celebrazione in una chiesa incapace di accogliere tutti i fedeli accorsi per l’occasione, nell’omelia ha fatto riferimento alla morte di Giulio, ringraziandolo per avergli insegnato, nei suoi ultimi giorni, nell’immobilità a letto, nella lentezza del respiro, nella lontananza degli occhi, a morire con dignità e serenità, a guardare la morte negli occhi e a chiamarla sorella.

Una “lezione” – ha sottolineato don Attilio – in linea con il modo di parlare di Gesù che ha descritto il dopo morte come vita, resurrezione, casa, Dio; come un posto preparato lassù perché Lui non ci lascia orfani.

Anche tanti pensatori nella storia – ha continuato don Attilio che ha citato tra gli altri Kafka e Ungaretti – hanno colto questa realtà della morte, come quel rabbino che l’ha definita il bacio di Dio tramite il quale ci resuscita in un abbraccio eterno d’amore. Per non dire di san Paolo per il quale vivere è Cristo e morire un guadagno.

Non temete – ha concluso don Attilio – il Signore c’è sempre, anche nella tempesta, è la resurrezione e la vita e ha promesso che chi crede in Lui vivrà. Di qui la preghiera: Signore aiutaci a superare la rupe del dolore e a passare dal gelo dell’enigma alla gloria di Dio.

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