Palazzo Bembo potrebbe ospitare già dall’anno accademico 2023-2024 il primo corso di laurea in informatica dell’Università di Verona con sede a Belluno. È questo il progetto al quale stanno lavorando il professor Matteo Cristani del Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona, la consigliera della Regione del Veneto Silvia Cestaro e Confindustria Belluno Dolomiti.
Il condizionale è d’obbligo, perché certezze ancora non ce ne sono. Ma tra i promotori dell’iniziativa c’è cauto ottimismo. L’obiettivo è l’apertura di una sede dell’Ateneo scaligero in città, mediante l’attivazione di un corso di laurea triennale. Per realizzarlo in modo sostenibile nel tempo, e secondo le linee guida del ministero, almeno parte della spesa corrente relativa al personale docente, deve essere sostenuta dal territorio, vale a dire dai privati o da istituzioni locali. A tal fine, nei giorni scorsi, c’è stato un incontro a Villa Doglioni Dalmas, al quale hanno partecipato una quindicina di aziende bellunesi, il professor Cristani, la consigliera Cestaro, e ovviamente Confindustria Belluno Dolomiti. Oltre due ore di confronto, a conferma del grande interesse del sistema industriale bellunese per giovani con competenze, in particolare nell’ambito informatico, che sul territorio – e per la verità non solo provinciale – non si trovano. Altri incontri con aziende ed enti pubblici del territorio ci sono stati anche nelle settimane scorse. Il Comune di Belluno, con il sindaco Oscar De Pellegrin, ha già espresso la sua approvazione e il suo interesse, così come il Consorzio dei Comuni Bim Piave.
Al fine di definire in modo preciso le dinamiche che verranno prodotte dalla realizzazione di questo progetto, Cristani ha portato all’attenzione dei partecipanti all’incontro alcuni dati interessanti: la media dei laureati tra i giovani soprattutto della parte alta della provincia è significativamente inferiore di quella regionale, e sotto la media nazionale. Questo significa che l’apertura di una sede a Belluno ha un potenziale di attrattiva di nuovi studenti, in un numero prevedibilmente significativo.
«Il Dipartimento di Informatica crede molto nella possibilità che progetti tra industria e università, in particolare nei territori montani, possano portare rilevanti sviluppi di mutuo beneficio», dichiara il professor Alessandro Farinelli, direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona. «Da sempre il Dipartimento investe, tramite i propri docenti, tempo ed energie intellettuali per il trasferimento tecnologico. L’informatica ha una dimensione particolarmente adatta all’area del Bellunese, perché sostenibile economicamente e sinergica con lo sviluppo armonioso, in particolare della montagna».
«La laurea in informatica è un lasciapassare straordinario per il mondo del lavoro», sottolinea il professor Carlo Combi, presidente del Collegio didattico di Informatica dell’Università di Verona. «In generale gli sbocchi professionali dei laureati in informatica sono numerosissimi, e lo sono ancor di più per i laureati di Verona, che trovano lavoro con grande facilità, con ruoli e mansioni gratificanti, ottenendo anche retribuzioni molto competitive. Questa laurea, inoltre, è un potente ascensore sociale, a differenza di numerose altre lauree».
«L’attenzione dell’Università di Verona per il territorio Veneto e la sensibilità specifica ai temi della montagna è testimoniata da numerose e qualificate ricerche, e si rinnova costantemente anche nei rapporti consolidati e in iniziative specifiche», mette in evidenza il professor Pier Francesco Nocini, rettore dell’Università di Verona. «Quest’anno l’Ateneo scaligero ha partecipato ad una iniziativa di orientamento, la Dolomiti Summer School, promossa da Confindustria di Belluno con altri tre Atenei (Venezia, Luiss e Trento), mostrando anche in questa occasione di perseguire ad una politica accademica di ampio respiro che punta sistematicamente all’estensione del proprio campo d’azione. Lo sviluppo di un polo di studio, ricerca e trasferimento tecnologico, specialmente a partire da tematiche di natura tecnologica, è un auspicio che consideriamo molto rilevante e che sosteniamo con energia».
«Confindustria Belluno Dolomiti», afferma la presidente Lorraine Berton, «ha creduto da subito in questo progetto, perché sappiamo qual è la fame di competenze, soprattutto tecniche e informatiche delle nostre aziende. L’attivazione di un corso di laurea in informatica sarebbe un ulteriore contributo alla realizzazione del polo dell’alta formazione e dell’innovazione a Palazzo Bembo, dove si trovano già le aule della Luiss Business School e dove potrebbero essere collocati anche gli Its già attivati (occhialeria e meccatronico) e quello che vorremmo avviare (turismo). Una “cittadella degli studi” in un palazzo prestigioso, nel cuore della città capoluogo, avrebbe ricadute sociali ed economiche enormi per tutto il territorio, e soprattutto per i nostri giovani. A questo punto, bisognerà vedere se l’interesse del sistema delle imprese si tradurrà anche nella disponibilità a investire su questa iniziativa. L’Associazione farà la sua parte».
«Da diversi mesi si sta lavorando con l’università di Verona, Confindustria, aziende del territorio e portatori di interesse alla realizzazione di un “Polo tecnologico della montagna”», spiega la Cestaro, «ovvero un sistema di rete che parta dall’ offerta universitaria incentrata al mondo dell’informatica con un contatto diretto al sistema produttivo provinciale e passando per una qualificazione dell’istruzione superiore tramite quello che è il sistema scolastico intermedio come Fts e Its ed arrivando all’ offerta universitaria e post universitaria. Una necessità per un territorio come quello della provincia di Belluno che ha nel suo carnet aziende di altissimo livello con visibilità internazionale e che necessitano sempre più di dipendenti formati e motivati. Un’opportunità che va anche incontro alla necessità di un rinnovo del tessuto sociale bellunese che soffre di un forte spopolamento, della progressiva perdita di servizi imprenditoriali e di conseguenza ad un impoverimento del tessuto socio-economico. La sinergia tra imprenditori, Regione Veneto, Comune di Belluno e Università di Verona che in questi mesi si sta concretizzando anche economicamente è l’arma vincente per dare una risposta rapida e concreta ad un’esigenza che è in questo momento ineludibile».
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