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lunedì 15 Dicembre 2025,

Trento vuole ricontrattare i fondi di confine, ferma reazione del Bard

Il presidente Andrea Bona: « Siamo lieti invece che, dopo anni in cui lo chiediamo, anche il presidente del Fondo Dario Bond abbia rilanciato proponendo un aumento della dotazione del Fondo»

L’annuncio dell’assessore della Provincia Autonoma di Trento Mattia Gottardi di una prossima richiesta di ricontrattazione dei Fondi dei Comuni Confinanti suscita la ferma reazione del Bard, il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti: «È un attacco sbagliato, è uno strumento che serve a limare una minima parte delle differenze economiche che esistono tra la nostra terra e il Trentino-Alto Adige. Siamo lieti invece che, dopo anni in cui lo chiediamo, anche il presidente del Fondo Dario Bond abbia rilanciato proponendo un aumento della dotazione del Fondo; penso sia fondamentale partire dall’indicizzazione del fondo, recuperando anche gli arretrati», commenta il presidente del Bard Andrea Bona.

«Qui non si tratta di regalare soldi a regioni invidiose, ma di sostenere realtà come quelle bellunesi considerate periferia tanto da Roma quanto da Venezia», continua Bona, «e che devono scontrarsi quotidianamente con l’autonomia dei propri vicini. I fondi di confine sono nati grazie ai referendum per il passaggio di regione: se vogliono abolire il fondo, devono anche provvedere a sanare la loro origine, ossia devono procedere con il passaggio alle province di Trento e di Bolzano di tutti i comuni dove sono stati votati e approvati i referendum».

C’è infine un altro passaggio politico sul quale si sofferma il movimento Bard: «Non possiamo dimenticare che lo smantellamento della democrazia provinciale ha avuto inizio con la legge Delrio, sostenuta anche da Trento e Bolzano che però hanno mantenuto la loro rappresentatività, l’elezione diretta di presidente e consiglio eccetera. Vorrei citare un vero autonomista: Luis Durnwalder, in un incontro organizzato qualche anno fa a Falcade, disse che “non è possibile chiedere autonomia per sé e poi toglierla agli altri”. È difficile oggi accettare che chi ha contribuito a penalizzare il nostro territorio ora insista per togliergli definitivamente quel poco di ossigeno che resta», conclude Bona.

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