Di nuovo pronti alla sfida. Ancora cinque giorni di tempo per prenotare i panettoni e i pandori di Città della Speranza, l’anno scorso l’iniziativa (non è l’unica in provincia) di Monia De Vettor e delle sue amiche, perfino incredule del risultato, aveva portato a superare i mille ordini, una “scommessa” nata in Alpago e subito allargatasi a coinvolgere acquirenti soprattutto a Belluno, Ponte nelle Alpi e Longarone, ma non solo. Uno slancio di sensibilità e di solidarietà immediato, sorprendente, entusiastico. Il ricavato va a sostenere il centro di ricerca veneto contro il cancro nei bambini.

«Chi è interessato mi può contattare al mio cellulare, 3397430568, dopo le 15. Se non rispondo, mandatemi un sms o scrivetemi su whatsapp», spiega Monia De Vettor. Il costo del panettone o del pandoro è di 12 euro. La Città della Speranza li fa produrre da marchi importanti e poi li consegna in una scatola di latta, si presta bene anche come regalo di Natale.

Un regalo due volte buono. C’è tanto volontariato che si inventa mille iniziative per sostenere il lavoro di Città della Speranza. I soldi vanno a finanziare la ricerca contro i tumori infantili – più di trecento esperti vi lavorano – ma anche l’attività di ospitalità della ”torre”, a Padova, dove i bambini vengono ricoverati e curati, centinaia anche in day hospital. La fondazione ha più di vent’anni, è nata da un’idea del vicentino Franco Masello che per malattia aveva perso un nipote. All’epoca negli ospedali non c’erano reparti di oncoematologia pediatrica, i bambini venivano curati in pediatria. Fu di Masello l’idea di creare una struttura specifica. E l’ospedale di Città della Speranza è stato costruito principalmente con fondi raccolti da iniziative private, dalle donazioni di imprenditori, da iniziative come quella dei panettoni. Con uno scopo: svuotarlo, quell’ospedale, grazie ai risultati della ricerca che portano a un numero sempre maggiore di guarigioni.

Luigi Guglielmi