Da qualche mese si sapeva che la prospettiva sarebbe stata quella di un ridimensionamento, ma ora è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire: la proprietà ha deciso di chiudere la Safilo di Longarone, che conta 472 dipendenti. La comunicazione è avvenuta ieri, giovedì 26 gennaio, nella sede di Veneto Lavoro dove, alla presenza dell’assessore della Regione Veneto Elena Donazzan, i sindacati hanno incontrato l’amministratore delegato Safilo Group Spa Angelo Trocchia. «L’azienda ha comunicato prima alla stampa che ai lavoratori di considerare lo stabilimento Safilo di Longarone e i sui 472 lavoratori non più strategici, dopo che aveva condiviso con tutti gli attori politico- economici e sociali che quel sito avrebbe dovuto diventare il “gioiellino della produzione in metallo”», dicono Michele Corso (Filctem), Stefano Zanon (Femca) e Giampietro Gregnanin (Uiltec). «L’incontro ha aperto uno squarcio sia nelle relazioni industriali che nei contenuti. L’azienda ha dimostrato un atteggiamento di mancanza di rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori e del territorio poiché nei precedenti incontri proprio l’azienda aveva sempre rassicurato il sindacato sostenendo la tenuta o lo sviluppo di tutti i siti produttivi veneti».
«Riteniamo che questa sia una scelta ingiustificata, assurda e che risponde alla sola logica del profitto e di spregio assoluto nei confronti delle persone», continuano i sindacati. «Oggi avremmo dovuto discutere del futuro industriale degli stabilimenti della Safilo in Veneto, della difesa dell’occupazione e della salvaguardia delle professionalità, delle competenze delle maestranze. Invece ci troviamo di fronte anche al mancato rispetto degli impegni sottoscritti nel 2019 al Mise che stabilivano la gestione degli esuberi nei tre stabilimenti senza prevedere il disimpegno di Safilo Group Spa in nessuno dei tre stabilimenti in Veneto. Safilo, con questa decisione, va nella direzione di ritirarsi da Longarone e dal Paese poiché è prevedibile che nel tempo, questa scelta possa far perdere strategicità anche allo stabilimento di Padova e a quello di Santa Maria di Sala che già lavora per conto terzi per la Kering Eyewear Spa. Come Femca, Filctem e Uiltec abbiamo ribadito che le scelte aziendali non possono ancora una volta ricadere esclusivamente sulle lavoratrici, sui lavoratori e sulla comunità salvaguardando soltanto le logiche del profitto aziendale legato alla quotazione in borsa».
«I sindacati sono disponibili a ripristinare una linea di confronto concreta e propositiva volta ad avviare fin da subito un percorso che coinvolga le istituzioni venete, l’imprenditoria dell’occhialeria, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e la comunità bellunese per affrontare questa grave situazione», proseguono. «Sin da subito attiveremo tutte le forme di mobilitazioni democratiche a sostegno dei lavoratori e per la difesa del patrimonio storico ed economico dell’occhialeria rappresentato dal sito di Longarone».
«In considerazione della comunicazione aziendale di Safilo di avvio di una fase finalizzata ad esplorare soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone la Regione del Veneto garantisce in primis ai lavoratori, alle organizzazioni sindacali, all’azienda e all’intero territorio di riferimento il massimo impegno al fine di individuare una risposta industriale al tema posto dall’azienda Safilo», afferma dal canto suo l’assessore Donazzan. «Il nostro impegno sarà orientato a tutelare e valorizzare le produzioni e i posti di lavoro, anche in stretto raccordo con i Ministeri competenti, che sono quelli del lavoro e delle imprese e del made in Italy».
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