Belluno °C

lunedì 16 Giugno 2025,

Ghezzi: il nuovo impianto di Cortina ha fatto risparmiare 106 tonnellate di CO₂

De Battista (Funivie Arabba): «Gli impianti a fune possono e devono dare un qualcosa in più per far sì che la gente voglia continuare a vivere qui»

Valeria Ghezzi, presidente nazionale di Anef, è intervenuta al convegno di Legambiente «Nevediversa – il turismo invernale ai tempi della transizione ecologica» a Torino portando a esempio alcune situazioni virtuose che si verificano anche in provincia di Belluno.

L’impianto a fune «Son Dei Prade – Bai De Dones» che funge da collegamento tra la ski area delle Tofane a Cortina e la ski area 5 Torri ha permesso, nel primo inverno di utilizzo, di ridurre del 45,3% le auto sulla tratta fra Cortina e il passo Falzarego. Questa riduzione si traduce in un risparmio di percorrenza di 280.602 chilometri con una riduzione di emissioni, considerando anche la soppressione del servizio di skibus, di un totale di 106 tonnellate di CO₂.

«Ci si preoccupa per le elevate emissioni quando impianti e sistemi di innevamento funzionano con energia elettrica per la maggior parte ricavata da fonti rinnovabili», ragiona Ghezzi, «è bene poi sapere che la stragrande maggioranza delle emissioni collegate a una giornata di sci sono legate agli spostamenti dalle città, sostanzialmente uguali se poi in montagna si scia o si va a fare una ciaspolata. Il primo passo per arrivare a minimizzare emissioni e consumi è essere consci del proprio impatto sull’ambiente. Le certificazioni ambientali che sempre più località turistiche stanno ottenendo portano a prendere coscienza di quanto si consuma, di quanto si inquina e di cosa bisogna fare per migliorarsi».

Gli impianti di risalita – ha spiegato la presidente Anef – utilizzano motori elettrici, quindi non emettono direttamente gas climalteranti. Anche l’impatto sonoro è sostanzialmente inesistente, a maggior ragione nelle realizzazioni di ultima generazione che utilizzano l’azionamento diretto che riduce il numero di meccaniche in gioco garantendo meno rumore ed anche l’abbattimento dell’utilizzo di oli lubrificanti.

Già, ma – si può obiettare – come per le auto elettriche l’energia elettrica da dove arriva? «Ci sono esempi particolarmente virtuosi come il Consorzio Skicarosello Corvara, che gestisce gli impianti tra Corvara, La Villa e San Cassiano», ricorda Ghezzi, «che ha preso in gestione impianti fotovoltaici e idroelettrici che producono oggi il 100% dell’energia che serve per far funzionare i 28 impianti di risalita».

C’è di più e Funivie Arabba fa da modello per tutto il settore dell’impiantistica in Italia: l’azienda si sta impegnando nella realizzazione di iniziative e servizi che diano valore al territorio ed è la prima società funiviaria a diventare Società Benefit. Un’operazione pionieristica anche al di là del mondo degli impianti di risalita. L’obiettivo è quello di creare un’azienda che oltre agli obiettivi di profitto abbia lo scopo di produrre effetti positivi sulla società e sulla comunità. Questa operazione ribadisce quello che gli impianti di risalita e il mondo dello sci rappresentano per il turismo montano con l’obiettivo di offrire valore e lavoro anche al di là della stagione sciistica.

«Alcune località di montagna sono immerse in un circolo vizioso di rassegnazione e pessimismo», spiega Diego De Battista, amministratore delegato di Funivie Arabba. «Nell’ottica dello sviluppo globale attuale, siamo testimoni di un innalzamento medio della qualità dei servizi, a cui si accompagna il fatto che la gente si abitua ad avere sempre di più e a dare per scontate sempre più cose. Esiste una soglia critica di rapporto tra residenti e servizi, sotto la quale il settore pubblico fatica a giustificarne la fornitura. È perciò quasi inevitabile che in zone demograficamente poco dense come le valli di montagna certi servizi, che nelle realtà urbane sono offerti dal settore pubblico, vengano a mancare».

Questo è alla base di processi come lo spopolamento della montagna. «Anche realtà floride come quella del comprensorio di Arabba e della Marmolada, che possono contare sul Sellaronda e sulla Regina delle Dolomiti, non devono adagiarsi ma, al contrario, implementare nuove progettualità a lungo termine», ragiona De Battista. «Gli impianti a fune non devono essere giudicati importanti unicamente perché creano posti di lavoro. Al contrario, essendo di fatto il motore economico trainante di queste valli, possono e devono dare un qualcosa in più per far sì che la gente voglia continuare a vivere qui e creare a loro volta valore per il territorio». Insomma, l’attività imprenditoriale come soggetto in grado di mantenere vivo il territorio attraverso progetti che vanno oltre il pur essenziale concetto di valore economico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *