«A Belluno le badanti chiedono ormai da parecchi anni di poter avere una semplice stanza dove poter passare le poche ore libere per stare insieme e consumare il pranzo. Né la precedente amministrazione comunale, né quella attuale, sembrano di aver mostrato alcun interesse per risolvere questo problema». A denunciare la situazione è Mario De Ghetto, segretario del Circolo PD “Centro Storico Belluno”.
«Quella di Belluno è una delle Province con il maggior numero di anziani (il 27,8% della popolazione supera i 65 anni e il tasso di invecchiamento è di 258 anziani su 100 giovani), molti dei quali non autosufficienti e assistiti a domicilio, sia perché la ricettività delle RSA anziani non è infinita e comunque troppo costosa per molte famiglie, sia perché spesso l’anziano sta meglio nella propria abitazione che non in una struttura, almeno finché non diventi proprio necessaria una assistenza qualificata», scrive De Ghetto. «Con l’allungamento dell’età pensionabile, molti figli di anziani sono ancora in età lavorativa, rendendo impossibile, da parte loro, essere presenti per una assistenza a domicilio continuativa. È in questo contesto che si inseriscono le cosiddette “badanti”, o assistenti familiari, quasi sempre provenienti da altri Paesi (soprattutto quelli dell’ex blocco sovietico, come Moldavia, Ucraina, Estonia e così via), le quali convivono con l’anziano e lo assistono giorno e notte, fatte salve un paio di ore nei pomeriggi e una giornata di riposo alla settimana».
E qui arriva il nocciolo della questione: «Le vediamo, in questi pomeriggi invernali, mangiare un frugale pranzo, insieme, sulle panche del Parco Emilio o nella “spiaggia” di Lambioi. Nonostante questo sia stato un inverno non particolarmente rigido, non è certo la migliore condizione per nessuno, quella di mangiare a 4-5 gradi sopra zero». «Molti amministratori locali saranno sicuramente passati a Lambioi e le avranno viste, donne estremamente utili alla società, ma bellamente ignorate dalla stessa società irriconoscente e pronta a voltarsi dall’altra parte per non vedere il disagio e l’umiltà di persone come noi che però dimostrano sempre la loro disponibilità e la loro dignità», conclude. «Eppure, il Comune di Belluno ha molti immobili di proprietà, ci vorrebbe davvero poco per mettere a posto un paio di stanze per darle a queste lavoratrici del sociale, magari in zona centrale e vicino alla stazione ferroviaria per agevolarle negli spostamenti in autobus, nel poco tempo disponibile. Non sarebbe un bel modo di dimostrare la gratitudine della Città di Belluno?».
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2 commenti
Gianni⁸
E anche a Feltre va risolto analogo problema.
Possibile che non ci sia una stanza da destinare.
Non si può predicare bene e razzolare male.
TOMASO pettazzi
Ci sono stanze utili a questo uso presso la sede provvisoria delle Gabelli al Parco Città di Bologna, ora vuota?