Gli atti processuali del Vajont restino a Belluno: questa la richiesta del senatore della Lega Marco Dreosto che sul tema ha domandato un colloquio urgente con il presidente di palazzo Madama, Ignazio La Russa. Nei giorni scorsi si è infatti rinfocolato un certo dibattito attorno alle carte del procedimento penale che venne celebrato a L’Aquila nei confronti degli imputati del disastro del 9 ottobre 1963. Salvati miracolosamente dal terremoto che sconvolse il capoluogo abruzzese, nel 2010 i faldoni sono stati trasferiti all’archivio di Stato di Belluno. Ora gli stessi potrebbero riprendere la via de L’Aquila dove nel frattempo sono stati allestiti nuovi spazi.
Dreosto ha già chiesto a La Russa che a questa documentazione sia aggiunta quella conservata al Senato e relativa alla così detta “commissione d’inchiesta Rubinacci”: si tratta dei lavori e delle relative conclusioni a cui giunse un gruppo di parlamentari, investiti per legge del compito di indagare sulle cause della tragedia.
«Ho già avuto modo di interloquire con il presidente su questa proposta che vedrebbe uniti in un unico luogo due pezzi di memoria storica tra loro complementari – ha spiegato il segretario regionale della Lega del Friuli Venezia Giulia -. Certo è che la sede naturale di questo corposo materiale appare proprio Belluno. Tra l’altro pochi giorni fa i fascicoli del processo del Vajont sono stati inseriti dall’Unesco in uno speciale elenco di beni dell’Umanità. Sarebbe l’occasione per estendere la tutela anche alle carte della commissione Rubinacci e metterle a disposizione delle comunità locali».
Durante l’incontro con La Russa, Marco Dreosto solleciterà pure un’accelerazione dell’iter di discussione del disegno di legge che punta a cancellare la parola “incuria” da una normativa del 2011. La disposizione istituisce la giornata della memoria, ma si riferisce alle catastrofi “provocate dall’incuria umana”. «È un vocabolo che offende la sensibilità dei superstiti – ha rilevato il parlamentare del Carroccio – e la sua cancellazione dovrebbe avvenire prima del 9 ottobre quando a Longarone e alla diga di Erto e Casso arriverà anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, per onorare il sessantesimo anniversario della sciagura».
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1 commento
Rita S.
Mi sembra evidente che tutti gli atti riguardanti il Vajont debbano essere conservati nella provincia in cui la tragedia si è verificata. Forse avremmo bisogno di una nuova Tina Merlin, stimatissima giornalista che lotto’ senza paura per far conoscere la verità, o un attore del calibro di Marco Paolini, che con la sua “Orazione funebre” riuscì ad aprire occhi, orecchie e menti all’Italia intera su quanto accaduto in quella tragica notte, partendo da tutti gli antefatti.