La storia di Teodora, levatrice per più di cinquanta anni a Tambre, paese a più di 900 metri nella conca dell’Alpago, si svolge nei primi anni dell’Ottocento. Una storia raccontata nel libro di Licia Gallo Bona. La presentazione questa sera, mercoledì 2 agosto, alle 20.30 al Centro sociale. La serata sarà introdotta dall’editore Paola Tantulli e vedrà la partecipazione di Antonio G. Bortoluzzi e Stefania Mazzoran.
Teodora fin da bambina vuole diventare una levatrice come la mamma. Una sera d’autunno conosce in un filò in una stalla Santo Bona Chinet dei Fullini di Tambre. Per lui che è solo e disperato diventa un dono di Dio, come dice il suo nome e lo è poi per le donne che aiuta a mettere al mondo i loro bambini in luoghi e situazioni molto difficili. Va infatti da un angolo all’altro del paese, ma anche in luoghi lontani ed impervi, come i villaggi cimbri sepolti nella neve nei terribili inverni all’interno della foresta del Cansiglio.
Lei e Santo hanno dieci figli: vivono fino alla morte, avvenuta in tarda età, nella grande casa dei Bona Chinet a Fullin, casa che esiste ancora nell’alto paese circondato dai monti. Affrontano la terribile carestia nell’anno 1817, conosciuto come l’an de la fan o l’anno senza sole. Con il diminutivo del suo nome cambia il soprannome dei suoi discendenti, che diventano i Bona Dora e tali sono ancora ai nostri giorni.
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