«Come Cisl chiediamo un segnale forte della comunità e del mondo del lavoro bellunese, che sappia esprimere solidarietà e farsi carico delle famiglie dei caduti sul lavoro di tutto il territorio. Per questo chiediamo un incontro urgente e congiunto per istituire un Fondo per la famiglia di Massimo Crepaz, per i familiari delle vittime di incidenti sul lavoro e per gli infortunati gravi della provincia di Belluno». Questo quanto richiesto nella lettera che la Cisl ha inviato oggi, 7 settembre, a Provincia, Camera di Commercio, Diocesi, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Appia Cna, Confcooperative, Federazione Coltivatori diretti, Confagricoltura, Copagri, Rete imprese Dolomiti-Casartigiani della provincia di Belluno e, per conoscenza, a Cgil e Uil Belluno.
«Il nostro Paese da oramai troppo tempo è attraversato da una scia interminabile di morti e infortuni sul lavoro che ne minano alla base la sostenibilità sociale e lo status di civiltà», si legge ancora nella missiva. «L’anno scorso sono state quasi 1.100 in tutta Italia le persone decedute mentre lavoravano. Neppure la provincia di Belluno è estranea al dramma degli infortuni e dei morti sul lavoro. La vicenda di Massimo Crepaz, morto per cause ancora al vaglio della magistratura, ma che potrebbero ricondursi a errori procedurali nelle comunicazioni, indica a tutti noi quanta sia ancora la strada da fare per rendere il sistema economico e produttivo immune alle morti e agli infortuni. Proponiamo un Fondo presso cui i lavoratori possano versare volontariamente il corrispettivo di un’ora di salario e al quale le imprese possano contribuire con pari importo per ogni ora versata dai lavoratori. Forse l’iniziativa sarà una goccia nel mare delle necessità delle famiglie, ma certamente potrà rappresentare un’assunzione di responsabilità verso i lavoratori e le famiglie, che pagano il costo più alto per la morte o l’infortunio grave di un loro componente».
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