Si è tenuta ieri, sabato 30 settembre, nel municipio di Longarone, la seconda edizione del premio biennale «I Murazzi» con la consegna dei riconoscimenti intitolati alla memoria di Gianfranco Trevisan, il medico di base di Longarone che collaborò nei soccorsi all’indomani del 9 ottobre 1963 e perse tragicamente la vita nell’alluvione del 1966.
«Abbiamo fatto un salto indietro nel tempo e in occasione del 60° anniversario del Vajont sono state passate in rassegna le tantissime manifestazioni di generosità scaturite dal disastro», ha spiegato il sindaco Padrin, «perché l’onda di morte e di distruzione si è trasformata, negli anni a venire, in un’onda di solidarietà».
Sono tantissime le realtà che hanno contribuito alla ricostruzione materiale di Longarone e alla rigenerazione psicologica della comunità colpita dalla tragedia. Il Comune ha registrato ben 1.328 donazioni, dalle più grandi alle più piccole, arrivate da tutto il mondo e con contributi anche personali di figure istituzionali (come ad esempio quella del presidente della Repubblica Antonio Segni). E «I Murazzi 2023» ha scelto sette di queste donazioni, in rappresentanza di tutte le altre.
Sono stati premiati UnionCamere Veneto e FederBim come soggetti istituzionali che hanno avviato e promosso importanti raccolte fondi. Hanno ritirato il premio rispettivamente Nadia Zampol e Gianfranco Pederzolli, il quale ha voluto consegnare al Comune di Longarone una pergamena a ricordo del sacrificio delle vittime del Vajont.
Premiati anche la radio televisione svizzera e La Stampa di Torino. E le tre realtà che tramite sottoscrizioni pubbliche hanno contribuito a raccogliere le cifre più consistenti per la ricostruzione materiale di Longarone e degli edifici a servizio della comunità: Il Gazzettino, Rai radiotelevisione italiana, e Il Corriere della Sera.
«Quello che è accaduto qui 60 anni fa non può essere archiviato, finché non si afferma la verità», ha detto ritirando il premio Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera. «Il mio giornale venne qui con grandi giornalisti, firme prestigiose che raccontarono l’accaduto. Talvolta – è doveroso dirlo – interpretarono e non diedero il giusto rilievo alle responsabilità, ma alla fine i fatti parlavano da soli. Dal disastro del Vajont scattò la primissima raccolta fondi del Corriere della Sera, diventata oggi una tradizione doverosa: l’ultima raccolta fondi è stata quella per l’Emilia Romagna».
Antonello Calia, che ha ritirato il premio per Il Gazzettino, ha ricordato la presenza della testata veneta sul territorio, all’indomani del disastro e ancora oggi.
Da Massimo Zennaro, vice capocronista della sede Rai di Venezia, un ricordo anche della figura di Tina Merlin, giornalista “sul campo” prima e dopo il Vajont: «Questo premio ci sprona ad andare a fondo nel nostro lavoro. Anche adesso, come 60 anni fa, serve coraggio per fare informazione responsabile. Informazione che è quanto mai necessaria per rifondare la società».
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1 commento
Giuseppe
È importante non dimenticare i peccati del giornalismo: la disinformazione, la calunnia, la diffamazione e l’amore per lo scandalo…