Dalle amate Dolomiti alle lande sconfinate e gelide dell’Antartide: è il viaggio per immagini che gli Amici del Nevegal propongono «con Donnafugata» e «Immenso Blu». Venerdì 5 gennaio alle 20.45, al Centro congressi Le Torri in Nevegàl (Belluno) arriva Manrico Dell’Agnola, alpinista, fotografo e da alcuni anni filmaker di successo, per proporre entrambi i docufilm che gli sono valsi numerosi premi nazionali e internazionali.
Dopo aver realizzato una serie di video relativi alle sue peregrinazioni nei luoghi più importanti dell’alpinismo, Dell’Agnola si è affermato come regista prima con «Donnafugata», cortometraggio che ha come protagonista la spettacolare Torre Trieste nel gruppo della Civetta, una delle strutture rocciose più belle al mondo. La storia narrata è quella di una tra le più mitiche vie moderne aperte in Dolomiti, che dà il nome al film, rivissuta attraverso la difficile arrampicata in libera di Sara Avoscan e Omar Genuin, due fuoriclasse dell’arrampicata bellunese, di Falcade, compagni di vita e non solo nelle scalate. Dell’Agnola, in veste di narratore, con parole e immagini ripercorre gli eventi salienti di novant’anni di storia della solare e strapiombante parete sud, una muraglia gialla che non può non impressionare chi, dalla Capanna Trieste, salga la Mussaia verso il Rifugio Vazzoler.
Per Dell’Agnola sono le montagne di casa, gli ambienti che più ama e conosce. Questi luoghi sono stati teatro di alcune delle sue avventure alpinistiche più importanti e qui ha mosso i suoi primi e timidi passi sulla roccia; sono seguite poi le free-solo, le vie nuove, i concatenamenti e decine di salite su questi enormi pilastri di calcare, che ricordarono ai primi salitori il golfo tra Venezia e Trieste. Ma questa volta Manrico si trova dall’altra parte della cinepresa, il suo ruolo è quello di dare voce a una montagna e ai suoi eccellenti protagonisti.
«La narrazione saliente del film si concentra su Donnafugata» spiega Dell’Agnola «una via aperta con concezione moderna dal campione altoatesino Christoph Hainz nel 2004; una salita molto difficile, che se fatta in libera arriva fino all’8a, un 8a complicato, poco intuitivo e che si affronta dopo una serie di tiri, in parte friabili, molto impegnativi e su una parete alpina di 750 metri».
Di tutt’altro genere il secondo film ambientato in Antartide. «Immenso Blu» racconta la storia di una spedizione, che ha visto i tre protagonisti, Gianluca Cavalli, Marcello Sanguineti e Manrico Dell’Agnola, tutti accademici del C.A.I., attraversare lo Stretto di Drake a bordo di una barca a vela per esplorare, con intenzioni alpinistiche, alcune valli della Penisola Antartica. Un viaggio avventuroso, un’esperienza inusuale e completa, in un ambiente selvaggio, popolato da una miriade di animali e dominato da enormi ghiacciai, dove i tre protagonisti hanno salito per primi alcune linee molto interessanti ed hanno svolto anche un’azione di campionatura di neve per una ricerca del Cnr sulla presenza di microplastiche. L’opera ha ricevuto numerosi apprezzamenti non solo per la spettacolare fotografia e per le salite alpinistiche, ma per aver inoltre saputo contestualizzare la spedizione dando voce anche alla storia attraverso la testimonianza di Luigino Airoldi, dei Ragni di Lecco, che negli anni 70 affrontò, con una piccola barca a vela e con intenzioni alpinistiche, la medesima traversata. «Non avrei mai immaginato un viaggio del genere» spiega Dell’Agnola «l’acqua non è il mio elemento e odio il freddo, ma un’occasione come questa non capita tutti i giorni, quindi sono partito e non me ne pento; un’esperienza grandiosa ed esclusiva».
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