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sabato 14 Giugno 2025,

Il Centro antiviolenza gestito da Belluno Donna è salvo per i prossimi 18 mesi, Monego: «Si cerchi una soluzione strutturale»

La consigliera di Parità: da inizio anno già una ventina di richieste di aiuto

«I centri antiviolenza, gli sportelli e le Case rifugio presenti sul territorio regionale, che si occupano delle donne vittime di maltrattamenti, avranno ancora 18 mesi per poter operare con le regole attuali e gestire i propri servizi come fatto sino ad ora. Lo ha stabilito la Conferenza Unificata delle Regioni per l’esame delle modifiche delle Intese risalenti al 14 settembre 2022, riunitasi oggi. Per i prossimi 18 mesi, dunque, nulla cambierà e resterà in vigore l’intesa precedente che già conteneva i requisiti dei soggetti che gestiscono i Centri antiviolenza e le Case rifugio, in attesa che la discussione sulle modifiche del provvedimento, oggetto dell’odierna proroga, possano essere affrontate con il tempo necessario e in modo più sereno. Il rischio che si correva, infatti, era di far saltare il sistema di tutela delle donne vittime di violenza e dei loro figli e figlie minori, in tutte le regioni, perché si sarebbero messi in discussione modelli già acquisiti, riconosciuti, operativi, con competenze e professionalità consolidate negli anni». Ne dà notizia l’assessore regionale alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin, che ha voluto rassicurare tutte le realtà territoriali impegnate contro la violenza di genere.

L’unico Centro antiviolenza della provincia, gestito da Belluno Donna, per ora è dunque salvo. Ma cosa accadrà fra 18 mesi? L’obbligo dell’apertura della struttura h24 mette infatti a rischio la sopravvivenza del Centro. L’allarme è stato lanciato più volte in questi mesi dalle referenti di Belluno Donna, che hanno incontrato la Regione e inviato una lettera a tutti i comuni e alle associazioni che operano in provincia per cercare un sostegno. Il nocciolo della questione è l’entrata in vigore dell’intesa Stato-Regioni approvata in conferenza unificata a settembre 2022, così come recepita dalla Regione del Veneto con Dgr 400 del 7 aprile 2023, che ha dettato i nuovi requisiti minimi di un Centro antiviolenza per accedere ai fondi stanziati e al riconoscimento regionale. Il problema maggiore è rappresentato dalla richiesta della reperibilità h24. «Quest’ultima richiede la disponibilità continua di qualche responsabile dell’associazione, ma essendo noi un gruppo di volontarie, questo diventa difficilissimo», precisava Anna Cubattoli, presidente di Belluno Donna, che evidenzia come le socie dell’associazione siano una quarantina, ma le attive solo la metà. «E poi volontario significa che ognuno dà la propria disponibilità in base al proprio tempo libero».

Lanzanin interviene ancora sulla proroga di 18 mesi: «Il risultato è stato raggiunto grazie a un dialogo costante con il Dipartimento per le Pari opportunità e con un’interlocuzione proficua con il ministro per la Famiglia, Eugenia Maria Roccella, che ringrazio per l’attenzione e la disponibilità dedicata a questi temi. Importante è stato il coordinamento del Veneto che ha condotto i lavori del tavolo ristretto delle Regioni, il confronto ha prodotto un documento condiviso e su questa base si potranno riaprire i confronti con maggiore serenità, stante il tempo ora a disposizione per svolgere tutti gli ulteriori approfondimenti. Il nostro obiettivo è quello di far crescere la Rete del Veneto, composta da 26 centri antiviolenza con i relativi 41 sportelli e 31 case rifugio consolidando le esperienze già attive, attraverso la programmazione regionale dei fondi regionali e nazionali che in entrambe i casi sono stati incrementati. I primi giorni di febbraio, su questo argomento, si confronterà il tavolo di coordinamento regionale per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne».

«Con la proroga arrivata oggi invece non cambiano i requisiti dei soggetti che gestiscono i Centri Antiviolenza e le Case rifugio. Per 18 mesi rimane tutto come è oggi ed è un’ottima notizia per il Bellunese», afferma la Consigliera di Parità della Provincia di Belluno Flavia Monego. «Pensare di mettere a rischio l’esistenza e il funzionamento del Centro antiviolenza bellunese sarebbe stato disastroso per il territorio, dato che dall’inizio dell’anno ha ricevuto già una ventina di richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza. Ringrazio vivamente l’assessora regionale Lanzarin che fin dall’inizio ci ha ascoltato e ha mostrato ampia collaborazione su un tema sociale di grande importanza per il Bellunese. Ora si utilizzi il tempo della proroga per individuare una soluzione stabile, strutturale e definitiva».

M.R.

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