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mercoledì 11 Giugno 2025,

Crollo demografico, lo studio: «Includere nel lavoro i migranti»

L’Osservatorio Economico Sociale di Treviso e Belluno ha realizzato una ricerca sulle proiezioni demografiche al 2031 nelle province di Treviso e Belluno

L’Osservatorio Economico Sociale di Treviso e Belluno ha realizzato una ricerca sulle proiezioni demografiche al 2031 nelle province di Treviso e Belluno, cercando di capire quali saranno gli effetti differenziati di queste proiezioni nei diversi comuni, con quali impatti sulla programmazione scolastica, sul mercato del lavoro, sui servizi per anziani. Autore dello studio è lo statistico Andrea Mamprin, come discussant sono intervenuti Massimiliano Salvador (Ufficio scolastico regionale del Veneto, dirigente dell’Ufficio d’Ambito Belluno), Letizia Bertazzon (Osservatorio Mercato del Lavoro, Veneto Lavoro), Gianpiero Dalla Zuanna (professore ordinario di Demografia all’Università di Padova).

La ricerca è stata presentata in Camera di Commercio a Belluno mercoledì 28 febbraio. Hanno portato i saluti istituzionali Elena Donazzan assessore regionale all’Istruzione, Formazione, Lavoro, Pari Opportunità e il sindaco del comune di Belluno Oscar De Pellegrin. Hanno fatto gli onori di casa Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, e Ivo Nardi presidente dell’Osservatorio Economico.

Non da oggi le trasformazioni nella struttura per età della popolazione e gli squilibri demografici presenti nei vari territori della regione Veneto stanno ponendo una serie di questioni legate alla sostenibilità di alcune dinamiche o quantomeno alle modificazioni di alcuni servizi essenziali (scuole, anziani). Questi cambiamenti diventano ancor più evidenti se si provano a proiettare le tendenze attuali nel futuro prossimo. Se dovessero proseguire le tendenze attuali, la popolazione regionale al 2031 dovrebbe attestarsi sui 4 milioni e 824 mila, ovvero circa 46.000 persone in meno rispetto al 2021 (-0,9%). In dieci anni, è come se sparissero completamente gli abitanti di Belluno e Sedico. Ma il bilancio risulterebbe assai più drammatico se si considerasse una proiezione in assenza di flussi migratori: in Veneto verrebbero a mancare 190.000 abitanti, quasi la somma degli abitanti delle città di Vicenza e Treviso.

IN SINTESI

Situazione Demografica. Secondo lo studio dell’Osservatorio Economico Sociale, al 2031 la popolazione del Veneto è proiettata a diminuire di 46.000 persone rispetto al 2021. Senza flussi migratori, tuttavia, si prevede una perdita di 190.000 abitanti, equivalente alla popolazione di Vicenza e Treviso.

Impatti nelle Province di Treviso e Belluno. La provincia di Belluno dovrebbe perdere 7.500 abitanti entro il 2031, con un declino del 3,8% rispetto al -0,9% a livello regionale. Le aree più colpite saranno il Cadore e l’Agordino, con contrazioni superiori al -7,5%. In assenza di flussi migratori, la contrazione potrebbe essere di -13.000 abitanti.

Effetti sui Servizi e sull’Economia. La diminuzione della popolazione giovane e l’aumento degli anziani presenteranno sfide significative, come una diminuzione degli studenti nelle scuole primarie e medie, e una maggiore richiesta di servizi sanitari e socioassistenziali. Il mercato del lavoro potrebbe sperimentare una riduzione di circa 9.000 residenti in età lavorativa e un mismatching occupazionale tra le coorti in uscita e in entrata nel mercato del lavoro.

Il primo messaggio, di carattere generale, è chiaro: riusciamo a contenere i danni dell’“inverno demografico” solo grazie al saldo migratorio, soprattutto al saldo migratorio estero, con flussi che a questo punto dovranno essere gestiti in modo intelligente, funzionali all’inclusione occupazionale.

Ma come andranno le cose in provincia di Belluno? Secondo le proiezioni elaborate dall’Osservatorio a fine decennio 2021-2031 la provincia potrà perdere circa 7.500 abitanti, come se sparisse il Comune di Ponte nelle Alpi. Si passerà dunque da 199.700 a 192.200 abitanti. Una flessione del 3,8% contro il -0,9% a livello regionale. Ma in assenza di flussi migratori, la contrazione potrebbe essere di -13.000 abitanti, l’equivalente di tutto Borgo Valbelluna. Restando all’ipotesi compensata dal saldo migratorio, va però detto che questa flessione non risulterà equamente distribuita nel territorio. Le aree che soffriranno di più del calo demografico saranno il Cadore e l’Agordino, con contrazioni pari o superiori al -7,5% nel decennio 2021-2031. Per il Cadore significa perdere ulteriori 2.500 abitanti. Più mite l’“inverno demografico” nell’area attorno a Belluno: che a fine 2031 polarizzerà il 48% della popolazione provinciale, limitando la contrazione al -1,5%.

I primi, tangibili, effetti di queste dinamiche demografiche sono il calo dei bambini (causa anche coorti meno numerose di mamme in età fertile) e l’aumento della popolazione anziana (più longevità, nel complesso, e transito della generazione più popolosa dei cosiddetti “boomers” verso età pensionistiche). I servizi per l’infanzia (0-2 anni) vivranno il paradosso di tassi di copertura progressivamente migliori a causa della contrazione delle coorti di nati (-680 bimbi 0-2 anni nel periodo 2021-2031 in provincia di Belluno). Oggi l’offerta di posti nido copre “appena” il 32% del fabbisogno potenziale. Ad offerta invariata di servizi, nel 2031 si potrebbe arrivare ad una copertura potenziale del 39%. E basterebbero 175 posti nido in più in provincia per raggiungere l’obiettivo europeo di una copertura al 45%.

Ma già nella scuola primaria la storia sarà molto diversa. In provincia di Belluno, dal 2021 al 2031, la popolazione di studenti nella fascia 6-10 anni si ridurrà di circa 1.600 unità (-20,5%). Se nel 2021 gli alunni iscritti alle classi prime sono stati 1.418, nel 2031 saranno 1.175 (-243). Un calo che, inevitabilmente, dovrà portare al superamento degli attuali criteri di formazione delle classi e all’adozione di innovazioni didattiche e organizzative, se si vorrà evitare il più possibile il taglio dei plessi, soprattutto nelle piccole comunità. Nelle scuole medie mancheranno inoltre altri -1.132 studenti, quelli ricompresi nella fascia d’età 11-13 anni.

Quanto agli anziani, nella provincia di Belluno l’incidenza degli over 65 sul totale popolazione passerà dal 21,0% del 2001 al 31,4% nel 2031. Questa incidenza raggiungerà il 33,4% nel Cadore. In valori assoluti, ciò significa che nell’arco di tempo di considerato si passerà da circa 43.800 a circa 60.300 ultrasessantacinquenni (+16.500, con un incremento di +6.000 solo nell’ultimo decennio 2021-2031). Nella medesima proporzione, dobbiamo immaginare un aumento della pressione sui servizi sanitari e socioassistenziali, con tutto quel che ne consegue in termini di tenuta dell’offerta, in un territorio che, per la sua orografia, pone anche problemi di accesso ai servizi.

In mezzo alla denatalità e all’invecchiamento sta il funzionamento del mercato del lavoro, che dovrà anch’esso incontrare nuovi equilibri. Dal 2021 al 2031 a livello regionale ci saranno circa 143 mila residenti in meno in età lavorativa. Questa proiezione porta a delineare, per il mercato del lavoro bellunese, un potenziale ammanco di circa 9.000 residenti in età lavorativa. Ma l’ulteriore fenomeno da considerare è la diversa composizione per titoli di studio delle coorti in uscita e in entrata dal mercato del lavoro. Come è fisiologico attendersi, le coorti in uscita sono mediamente meno istruite dei giovani che si affacciano sul mercato del lavoro. Per dare un numero: il tasso di laureati tra gli occupati nella coorte 60-64 anni al 2022 è del 17,3%, che raddoppia con riferimento alla coorte tra i 25 e i 29 anni (35,9%). Il dato è regionale, ma quello bellunese risulta sostanzialmente in linea.

Ciò fa prefigurare un doppio livello di mismatching occupazionale: quantitativo, sulla base oggettiva del minore stock di residenti in età lavorativa; e qualitativo, sulla base della ricomposizione per titoli di studio della popolazione attiva, con inevitabili diverse attese professionali, sempre meno compatibili con i segmenti più basici della domanda di lavoro.

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