«Il nostro Soccorso Alpino e gli elicotteri gialli della sanità regionale non sono “taxi”. Chi approccia le cime pensando, con una chiamata, di poter tornare in breve tempo al parcheggio dell’auto scortato dai soccorritori in divisa, deve valutare le conseguenze e le responsabilità della propria incoscienza. La stagione estiva anche in montagna è appena iniziata e sono già numerose le segnalazioni di imprudenza che hanno costretto ad intervenire uomini e mezzi del Soccorso Alpino. Nell’arco dell’ultimo mese sono stati oltre 50 gli interventi degli uomini e delle donne del Cnsas. I soccorritori nei loro rapporti riferiscono di persone senza la dovuta attrezzatura, con scarpe da ginnastica sui sentieri in quota, senza vestiario adeguato al maltempo. Sottovalutazioni che, in una stagione come questa, rischiano di costare caro: l’approccio alla montagna non avviene con la dovuta attenzione e con una preparazione sufficiente». Lo dichiara il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commentando la notizia odierna di un escursionista soccorso a 2.480 metri sul Lagazuoi dove stava salendo in scarpe da ginnastica.
«Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi accaduti anche quest’anno – sottolinea – colgo l’occasione per rinnovare l’appello alla responsabilità e alla prudenza a tutti coloro che si recano a fare escursionismo, arrampicata o qualsiasi attività tra monti e boschi montani. I veri amanti della montagna lo sanno bene: bisogna avere il giusto rispetto per la montagna e per sé stessi. La prudenza non è mai troppa anche per chi ha una preparazione adeguata. Serve essere consapevoli che l’imprudenza ha un elevato costo sociale: non possiamo chiedere al Soccorso Alpino, all’elisoccorso, al Sagf della Guardia di Finanza di fare miracoli. Troppo spesso oramai i soccorritori sono impegnati in interventi rischiosi per recuperare persone che in molti casi sono incolumi. La fatalità esiste, ma dobbiamo fare in modo chi i soccorritori, gli angeli della montagna, che colgo l’occasione di ringraziare tutti, non siano costretti a fare interventi eccezionali, mettendo a repentaglio la loro incolumità, per soccorrere persone imprudenti. Credo sia un impegno che tutti coloro che frequentano le nostre montagne per diletto e per passione sono in grado di assumersi».
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4 commenti
Giuseppe
E siamo ancora fortunati perché le mucche e le capre, che mai indossano abbigliamento da montagna, sono in via di estinzione. Tuttavia il soccorso in quel caso viene considerato un’occasione d’esercizio, mentre per una persona è un’avventura da sconsigliare addirittura dal governatore regionale. Mah…
Lorena Longo
Io li lascerei là!
Non se ne può più di sta’gente che non sa nulla di montagna,e parte perché vuol andare in quel bel posto visto su internet senza informarsi sul percorso,…solo per farsi un selfie.
Carlo
Sono un amante della montagna, purtroppo soffro di vertigini,ma questo non mi ha impedito di andarci usando un po’ di buonsenso, no ferrate,no arrampicate, no vicinanze burroni ecc.ecc. Comunque sono andato in posti meravigliosi immerso nella natura con un figlio nel basto un secondo dietro di me seguito dal terzo mia moglie ultima con zaini provviste, indumenti pesanti e pronto soccorso e così per anni senza mai un incidente. I rifiuti sempre portati indietro. La montagna va amata e rispettata, e una Signora a cui bisogna sempre dare del Lei. Il ns Presente ha perfettamente ragione
Mariano
L’imprevisto o la scelta sbagliata in certe condizioni e sempre in agguato, dopo il Covid molte persone si sono avvicinate alla montagna, la maggior parte un modo graduale qualcuno in modo disinvolto e tuttora su molti siti le cose vengono presentate in modo superficiale.