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venerdì 6 Giugno 2025,

Il ghiacciaio della Marmolada in coma irreversibile 

Negli ultimi cinque anni ha perso ben 70 ettari di superficie. Si aggiunge l'inquinamento da plastiche

Il ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, è ormai un ghiacciaio in coma irreversibile. Dal 1888 è arretrato di 1.200 metri; negli ultimi cinque anni ha perso ben 70 ettari di superficie, ossia pari a 98 campi da calcio, passando da circa 170 ha del 2019 ai 98 nel 2023. A questo ritmo entro il 2040 il ghiacciaio della Marmolada non esisterà più.

Una condanna a morte che condivide con i due ghiacciai più grandi delle Alpi, quello dell’Adamello, tra Lombardia e Trentino, e quello dei Forni, in Lombardia, tutti e tre posti sotto i 3.500 slm metri, segnati da importanti perdite di spessore. Misure sulle condizioni superficiali dei ghiacciai indicano che il ghiacciaio della Marmolada e dei Forni hanno picchi di perdita di spessore a breve termine rispettivamente di 7 e 10 cm al giorno; mentre per il ghiacciaio dell’Adamello le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore derivata dalla fusione glaciale permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni Ottanta.

A fare il punto è Carovana dei ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, che oggi conclude il suo viaggio sull’arco alpino con la sesta tappa sulla Marmolada, diffondendo i dati sullo stato di salute del ghiacciaio e informando i cittadini sugli effetti della crisi climatica ad alta quota.

In particolare, il ghiacciaio della Marmolada è un osservato speciale: la Carovana dei ghiacciai ha fatto tappa sulla Regina delle Dolomiti nel 2020, nel 2022 e ora nel 2024. Si vede un ghiacciaio in forte sofferenza: se 136 anni fa si estendeva per circa 500 ettari ed era grande come 700 campi da calcio, dal 1888 ha registrato una perdita reale superiore all’80% e una perdita volumetrica superiore al 94%. Nel 2024 lo spessore massimo è di 34 metri. L’accelerazione della fusione del ghiaccio ad alta quota sta lasciando il posto a un deserto di roccia bianca, levigata da quello che un tempo era il grande gigante bianco. Così prendono vita nuovi ecosistemi.

«Le Alpi sono un luogo fondamentale a livello nazionale ed europeo, ma sono anche sempre più fragili a causa della crisi climatica che avanza. Il ghiacciaio della Marmolada – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia – ne è un esempio importante e con la “Carovana dei ghiacciai” abbiamo raccontato la sofferenza di un ghiacciaio morente, segnato da un’accelerazione del processo di fusione che ha numeri impressionanti e che richiede risposte urgenti a partire da una governance sostenibile del territorio. Per questo abbiamo sottoscritto il “Manifesto per un’altra Marmolada” per una fruizione sostenibile della montagna presentato da Climbing For Climate».

Il direttore di Legambiente, Giorgio Zampetti, commenta: «Con la “Carovana dei ghiacciai”, che con questa tappa conclude la sua quinta edizione, non solo è importante conoscere e capire cosa sta accadendo ad alta quota-, ma anche che impatti sta avendo la crisi climatica in queste aree montane e che ripercussioni sta provocando a valle. La conoscenza e la ricerca scientifica devono però essere accompagnate anche da politiche di adattamento e di mitigazione, e da interventi su scala nazionale e locale, coinvolgendo anche le comunità locali. Per questo riteniamo sempre più urgente l’attuazione, accanto alle politiche di mitigazione, di un efficace piano di adattamento nazionale alla crisi climatica, a partire dalle zone più vulnerabili, come l’alta montagna».

Dichiarano ancora Valter Maggi e Marco Giardino, del Comitato Glaciologico Italiano: «I dati glaciologici sulla Marmolada rendono questo ghiacciaio emblematico per la sofferenza di tutti i ghiacciai alpini. Si tratta di un corpo glaciale scarsamente alimentato che soffre a causa della pressione climatica e antropica. Le trasformazioni ambientali si stanno ripercuotendo su questo ambiente glaciale e dobbiamo tenerne conto sia per i ghiacciai sia per le aree circostanti».

Altre minacce per la Marmolada vengono dalle microplastiche e dai rifiuti. Sulla Marmolada preoccupa l’inquinamento da microplastiche legato anche ai teli geotermici che per Legambiente sono solo un accanimento terapeutico. Attualmente ci sono quattro ettari di teli sul ghiacciaio, un numero che è raddoppiato rispetto all’inizio. C’è poi la questione dei rifiuti abbandonati in quota, di ieri e di oggi. Sono circa 400 oggetti quelli trovati e raccolti sulla Marmolada dal team di “Carovana dei ghiacciai” e dai volontari che il 6 settembre, nel primo giorno di tappa, nell’attività di Clean up organizzata in vista di “Puliamo il Mondo”, la campagna di volontariato ambientale di Legambiente in programma in tutta Italia il 20, 21 e 22 settembre.

Infine, c’è la questione della post gestione degli impianti chiusi e da smantellare come quello a Pian dei Fiacconi. L’impianto di risalita, chiuso nel 2019, è stato travolto da una valanga nel 2020. Oggi in quota rimane una struttura abbandonata, sventrata dalla valanga, dal pesante impatto ambientale e paesaggistico in un’area montana che è patrimonio Unesco. Per questo Legambiente chiede si intervenga al più presto per smantellarlo e che non vengano costruiti altri impianti di risalita visto che la zona di Pia dei Fiacconi è considerata zona rossa, ossia zona a pericolosità P-4 elevata, che nella scala di valutazione è la pericolosità massima.

1 commento

  • Buonasera. Per quanto riguarda le spazzature, purtroppo la superficialità e la maleducazione di pochi procurano danni ai molti. Nelle mie quasi giornaliere passeggiate vicino a casa, quasi ogni volta torno con qualche lattina o bottiglia o simili in mano, gettate a bordo strada, dove anche si raccoglie il fieno. Giusto fare ordine al più presto togliendo i ruderi degli impianti dismessi. Per il resto, sigh, mi viene da pensare a don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.

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