«I numeri delle morti sul lavoro in Veneto sono impressionanti e richiedono interventi urgenti per fermare questa strage quotidiana. Si tratta di un massacro inaccettabile, mai frutto del caso, che esige risposte immediate da parte delle istituzioni a tutti i livelli e una concreta assunzione di responsabilità da parte dei datori di lavoro». Esprimono così profondo rammarico e preoccupazione i segretari generali di Cgil Belluno, Cisl Belluno Treviso e Uil Veneto Belluno (Denise Casanova, Francesco Orrù e Sonia Bridda), di fronte all’ennesima tragedia sul lavoro che lunedì, dopo quattro giorni di agonia, ha strappato alla vita Felice Pais, lattoniere 51enne precipitato al suolo dal tetto di una palazzina su cui stava lavorando ad Auronzo.
Da gennaio a luglio di quest’anno in Veneto si sono registrate 37 morti sul lavoro, cinque al mese. «La salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori vengono prima di tutto» – affermano i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil – «Non sono accettabili ritmi di lavoro eccessivi, non si può operare in assenza di formazione e senza che siano preventivamente attuate le misure di prevenzione da chi ha la responsabilità dell’attività stessa».
Le richieste rivolte alle istituzioni nazionali e regionali sono chiare: «Rafforzare il fronte ispettivo, incrementando il numero dei controlli e i servizi sia in capo allo Spisal che agli Ispettorati del Lavoro e istituire una task-force sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro». E proseguono: «Rivendichiamo con forza la necessità di formazione preventiva obbligatoria per tutti i soggetti e l’intervento sulla cultura della prevenzione che deve essere prioritaria sempre. Occorre passare dalle parole ai fatti: restituire dignità al lavoro e fermare questa scia di sangue».
Sonia Bridda, Uil Veneto Belluno, sottolinea: «I numeri parlano chiaro: troppe le vittime sul lavoro, ma ricordo che dietro ad ogni numero c’è una persona e una famiglia distrutta, dobbiamo dire basta e sensibilizzare tutti, anche e soprattutto le lavoratrici e lavoratori».
Francesco Orrù, di Cisl Belluno-Treviso, soggiunge: «Si tratta ancora una volta di una caduta dall’alto, che resta una delle principali cause di infortuni gravi nei cantieri edili. Nonostante la formazione abbia aumentato la consapevolezza dei lavoratori sui rischi legati alle lavorazioni nei cantieri e sulle misure di sicurezza obbligatorie da adottare, purtroppo c’è ancora troppa sottovalutazione del rischio che spesso si traduce nel mancato utilizzo di tutti dispositivi di sicurezza, i quali non sono un optional, ma strumenti fondamentali, e obbligatori, per salvare vite umane».
Denise Casanova, di Cgil Belluno, commenta: «Purtroppo, continuiamo, con dolore e rabbia, a constatare che persone che partono la mattina per lavorare, per guadagnarsi da vivere, invece si guadagnano da morire. Anche in quest’ultimo caso un ragazzo giovane, che lascia moglie e figli. Per fermare la strage di morti sul lavoro bisogna investire sulla cultura della sicurezza, sulla formazione anche per i datori di lavoro, sul potenziamento dei controlli ispettivi. È necessario un atto di responsabilità collettiva: governo, istituzioni, enti preposti e Confederazioni sindacali devono stipulare un Patto per la Salute e per la Sicurezza sul Lavoro».
È unanime il cordoglio: «Siamo uniti nel cordoglio ed esprimiamo la nostra più sentita vicinanza alla famiglia della vittima, invitando lavoratori, lavoratrici, società civile, imprenditori e amministratori a fare una donazione al Fondo “Un aiuto subito” a favore delle famiglie delle vittime. Le risorse saranno devolute ai familiari per un primo ristoro economico per far fronte a tragedie come queste».
Le donazioni possono essere effettuate con un bonifico al conto corrente con IBAN IT73W0306909606100000400639 intestato a Fondazione Welfare Dolomiti Belluno – causale “Un aiuto subito”.
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2 commenti
Ottorino Zandegiacomo
Commenti di chi non conosce la situazione.il datore di lavoro è un amico fraterno e il più disperato è lui. Felice aveva una compagna Alessia.Ciao Felix
Loris
Ciao felice e stato un piacere lavorare con te. Però non dovevi lasciarmi così. R.I.P amico mio.