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venerdì 6 Giugno 2025,

Laste di Rocca Pietore, è morta Veronica del Rifugio Migon

Veronica Davare se n'è andata ieri, venerdì 25 ottobre, per un infarto

Era burbera, Veronica? Sì, era burbera. Sorrideva? Ogni tanto, ed era un bel sorriso. Lo sguardo? Dritto negli occhi, che socchiudeva leggermente per capirti nel profondo. Chiacchiere? Zero, diceva quel che doveva e che voleva, schietta con chiunque avesse davanti. Sincera? Del tutto. Forte? Una vera roccia, possente. Buona? Sì, senza dubbio. Generosa? Sì, certamente.

È morta ieri, venerdì 25 ottobre, per un infarto, Veronica Davare, Veronica del rifugio Migon, da poco chiuso per la stagione invernale. Conosciutissima, nella sua Laste di Rocca Pietore e nella sua Pieve di Livinallongo dov’era andata a vivere da sposata. Chissà quante persone, quanti clienti l’hanno salutata l’estate scorsa ricevendo la sua stretta di mano a tenaglia, magari bevendo il grappino “al ciarùo” che ti offriva alla fine del pasto, dentro quella stanzina piena di legno e dalle pareti traboccanti di foto e ricordi, oppure all’esterno, sulla terrazza con la vista sulla Tofana e sul Pore e sulla chiesa di Laste, giù in basso. L’hanno salutata, l’abbiamo salutata e mai avremmo immaginato che sarebbe stata l’ultima volta.

Se si pensa a una vera montanara tutta d’un pezzo, è facile – era facile – pensare a Veronica. Incuteva soggezione, anche. Poteva non piacere, di sicuro, specialmente a chi magari si attende da un ristoratore le maniere di circostanza. All’opposto, poteva piacere proprio per la sua natura senza finzioni. Gnocchi, “pastìn” o braciola, polenta, funghi. Un dolce buono. Fronzoli? Zero. Ce l’aveva con chi passava per la sua terrazza, faceva le foto e se ne andava senza nemmeno prendere un caffè. Aveva ragione.

Veronica Davare con i compaesani Liviano Zanvit e Bruno Zanvit. (Foto Giorgio Fontanive)

Aveva compiuto 61 anni il 14 luglio, era del 1963. Era figlia di “Iaco Sech”, Giacomo Davare, lo costruì lui il rifugio Migon, in paese era figura di riferimento, era stato anche nell’amministrazione comunale, Veronica aveva preso da lui il carattere e i modi. Rimase orfana presto, la mamma si chiamava Giovanna Soppera, di Laste anche lei. Avevano casa davanti al Bar dai Gobi, proprio in centro, a Val. Veronica fu cresciuta dal padre, magari poca passione per la casa, ma forza e destrezza nel bosco e nei prati. Capelli corti, a spazzola, i lastesani la ricordano per come guidava abilmente il trattore, se la cavava benissimo anche con la motosega. Veronica aveva un fratello di poco più grande, Filippo, morto per tumore troppo presto, un bel po’ di anni fa, un dolore profondo.

Veronica Davare al bancone del suo Rifugio Migon. (Foto Giorgio Fontanive)

Sposò Antonio “Tone” Ploner, il macellaio della Plié da Fodom, e lei Laste la guardava da lontano, da Pieve, al di là della gola del Cordevole, la chiesa bianca stagliata vicino al Sas de Rocia e sull’immensità del Civetta. D’estate tornava sempre lì per il suo rifugio, quattro chilometri di tornanti e poi su col macchinone grigio lungo lo sterrato, Pian de la sgionfa, Col de Rocia, Chi binadec, fino alla Leda. Proprio alla Leda fu celebrato il matrimonio, a cinquanta metri dal Migon, nella chiesetta intitolata alla Regina Pacis che ogni estate è il punto di riferimento per la festa degli Alpini, in mezzo ai larici che in questi giorni raggiungeranno il massimo dell’oro. Nacquero Anna e Giovanna, ormai hanno passato i vent’anni.

Era disponibile sempre, Veronica, se sapevi chiederglielo. Quando venne l’iniziativa riuscitissima di Laste Ciaspamoon, la ciaspolata notturna al chiaro di luna, accettò volentieri che i partecipanti passassero sulla terrazza del rifugio (chiuso), punto più elevato del percorso, e là offrì sempre la possibilità di bere un tè caldo. Bisognava portare su tutto, nella neve. Quanta neve, più alta dei tavoli, camminarci sopra con le ciaspe, anche 12 gradi sotto lo zero, uno spettacolo di gioia, soddisfazione, stare insieme, allegria. Le lucine accese.

L’ultimo saluto sarà nella chiesa di Pieve di Livinallongo lunedì 28 ottobre alle 14, il rosario domenica alle 19 e lunedì alle 13.30, stessa chiesa. Si voleva bene, a Veronica. Ciao Veronica.

Luigi Guglielmi

2 commenti

  • Non ho conosciuto la signora Veronica, e non sono mai stata al rifugio Migon, però alla descrizione del giornalista Guglielmi ho immediatamente pensato a mia cognata Laura, mancata nel 2020 dopo aver combattuto con dignità una malattia letale. Lei aveva 72 anni, quando il tumore se l’è portata via, 10 anni più della signora Veronica; aveva gestito per 30 anni assieme al marito il rifugio Biella alla Croda del Becco, 2327 mt. Tanto lavoro e poche parole. Mai una litigata, un’incomprensione, un rancore. “Ciao Rita, buon compleanno” e basta. Donne di montagna, schiette. Condoglianze ai familiari.

  • Siamo stati una sola volta al rifugio Migon, tanto tempo fa, in compagnia di uigi Guglielmi e famiglia, e ricordiamo ancora la signora Veronica il rifugio, il pranzo, la splendidanatura del luogo. “Na femena ruspia”, come si dice a Cortina, ma schietta, vera. Il Monte Migon la vegliare dall’alto. Buon viaggio Veronica!

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