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domenica 15 Giugno 2025,

Agricoltura di montagna, criticità e prospettive al centro del dibattito di Pedavena

Donazzolo: «L’Europa pensa solo alla pianura. La zootecnia va preservata, o la montagna muore»

Si è svolto venerdì 22 novembre, nella storica Birreria Pedavena di Belluno, un incontro dedicato al futuro dell’agricoltura montana. Organizzato da Confagricoltura Belluno in occasione dell’assemblea annuale, l’evento ha visto il rinnovo del mandato a Diego Donazzolo come presidente, affiancato dai vicepresidenti Enzo Guarnieri (viticoltura), Giulia Frigimelica (giovani e zootecnia) e Francesco Montagnese, che rappresenta una novità nel settore della floricoltura.

La giornata ha riunito esponenti del mondo politico e agricolo per discutere delle sfide che caratterizzano il settore nelle aree montane, con una particolare attenzione alle politiche europee, alla sostenibilità e alle opportunità di crescita. Tra i partecipanti, il senatore Luca De Carlo, la consigliera regionale Silvia Cestaro, il direttore generale di Lattebusche Antonio Bortoli e il presidente di Confagricoltura Veneto Lodovico Giustiniani.

Problemi strutturali e nuove opportunità

Diego Donazzolo ha aperto i lavori delineando le principali problematiche dell’agricoltura montana bellunese. «Per decenni, la zootecnia e la gestione dei boschi sono stati i pilastri del settore agricolo montano», ha spiegato. Tuttavia, il presidente di Confagricoltura Belluno ha sottolineato come la politica agricola europea (Pac) abbia spesso privilegiato le aree di pianura, contribuendo alla chiusura di molte piccole stalle in montagna. Donazzolo ha evidenziato:

«Per molti decenni l’agricoltura montana è stata legata alla zootecnia e alla gestione dei boschi. Peccato che negli ultimi anni la politica agricola europea sia stata mirata a mantenere le zone di pianura. Tutte le stalle che avevamo trent’anni fa in quota non ci sono più. Sono rimaste poche e grandi realtà zootecniche, che hanno comunque la necessità di riuscire a restare sul mercato. Quindi la zootecnia da latte è una delle attività che vanno preservate, oltre alla zootecnia da carne, che è sempre più difficile sostenere per questioni legate alla Pac, la politica agricola comunitaria. Servono forme di aggregazione e filiere organizzate per portare fuori da questa provincia ciò che produciamo, perché nel Bellunese siamo 200.000 anime e dobbiamo esportare le nostre eccellenze. Stanno, per fortuna, venendo avanti altre attività preponderanti come la viticoltura, che sta prendendo piede grazie ai cambiamenti climatici, che se da un lato aiutano a introdurre nuove coltivazioni, dall’altro creano problemi con gli eventi estremi».

Il senatore De Carlo ha ribadito l’importanza di tornare ai principi fondanti della Pac, con un maggiore sostegno al reddito per gli agricoltori. Ha inoltre anticipato alcune misure previste nella legge sulla montagna, come l’obbligo per le Regioni di adottare piani di contenimento della fauna selvatica, incluso il lupo, e la possibilità per i Comuni di affidare lavori di manutenzione territoriale. «La montagna ha un ruolo cruciale per le nicchie di mercato, ma servono azioni concrete per garantire la sostenibilità economica e ambientale delle attività agricole», ha dichiarato De Carlo.

Le difficoltà dei produttori locali

Antonio Bortoli, direttore di Lattebusche, ha fornito un quadro della situazione produttiva nel Bellunese, evidenziando una contraddizione: «Oggi produciamo il 34% in più di latte rispetto a vent’anni fa, ma il numero di produttori è crollato da 600 a 138. Il problema è che il consumo locale è in calo, a causa dello spopolamento e delle preferenze dei giovani, che scelgono spesso prodotti della grande distribuzione». Bortoli ha sottolineato l’urgenza di politiche di promozione per i prodotti locali, minacciati dalla concorrenza dei marchi industriali.

Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, ha invece espresso preoccupazione per il contesto globale e i cambiamenti normativi che gravano sugli agricoltori. «La volatilità dei mercati, i cambiamenti climatici e la burocrazia stanno mettendo a dura prova le imprese agricole, soprattutto in montagna. Serve un cambio di passo per garantire un futuro a questo settore».

Il ruolo delle istituzioni

La consigliera regionale Silvia Cestaro ha ricordato gli sforzi della Regione Veneto per sostenere i pascoli montani, stanziando aiuti per le zone sopra i 1.300 metri di altitudine. Ha però riconosciuto le difficoltà legate alla gestione dei fondi della Pac, ora centralizzati a livello statale, che rallentano i processi di erogazione.

Infine, Silvia Callegaro, assessore all’agricoltura della Provincia di Belluno, ha sottolineato l’importanza di preservare i territori montani per garantire benefici anche alla pianura, in termini di gestione delle risorse idriche e manutenzione del territorio. «Mantenere viva l’agricoltura di montagna significa investire nel futuro dell’intero sistema territoriale» ha concluso.

L’incontro ha messo in luce le numerose sfide che l’agricoltura di montagna deve affrontare, ma ha anche aperto prospettive per un rilancio sostenibile attraverso il sostegno istituzionale e l’innovazione.

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