Michele Cassol riprende la rubrica «Chi semina raccoglie» che i lettori dell’Amico del Popolo “di carta” hanno conosciuto bene e apprezzato. Nel desiderio di incontrare un maggior numero di appassionati dell’orto, la proponiamo qui sul nostro sito. Il filo del discorso ricomincia… dall’aglio.
In famiglia non siamo grandi consumatori di aglio; certo, quando ci vuole, ci vuole, e non potrei immaginare una bella trota al forno senza uno spicchio di aglio che l’accompagna con discrezione.
Tuttavia, appunto, non facendone gran uso, non è mai stato un ortaggio degno della mia attenzione.
Da qualche anno, tuttavia, il mio desiderio di avere anche d’inverno qualcosa in orto che vegeta, mi ha indotto a coltivarne un po’. Nulla di più facile, davvero.
Metto a dimora una dozzina di spicchi (“bulbilli”) in autunno, periodo in cui nell’orto c’è meno lavoro da fare e ho un po’ di tempo in più da dedicare a questo hobby, riuscendo quindi anche a rispettare la luna (luna calante), cosa che non faccio mai.
Non so perché, ma penso sia un caso legato alla disponibilità della serra in cui mi servo, utilizzo l’aglio piacentino, che è un aglio bianco – mi sono trovato bene.

L’aiola va prepara non diversamente dalle altre, facendo attenzione, se si ha voglia, a tutte quelle cose scontate e a quei noiosi consigli che si trovano ovunque (terreno di medio impasto, drenante, eccetera, eccetera, eccetera); in caso contrario, lo si pianta dove si ha posto.
Io metto gli spicchi a una ventina di centimetri uno dall’altro, infossandoli per 3-4 centimetri, ovviamente con la punta in alto; ci pianto accanto un bastoncino per ricordamene la localizzazione.
Trovo meraviglioso che, mentre tutte le altre piante si preparano all’inverno, seccando, l’aglio inizi a germinare – una vera sorpresa della natura!
E quel piccolo germoglietto verde, che mi piace guardare durante l’inverno, rimane tale, non gela e, cosa non da poco, non ingolosisce caprioli, lepri e cervi, sempre vigili su quel che faccio in orto …
Il resto è poca cosa: in primavera l’aglio riprende a crescere e, se si tolgono le infestanti (io uso la pacciamatura) e si ha fortuna, a inizio estate è pronto per essere tolto (lo raccolgo con una vanghetta quando la parte aerea non è più verde), seccato e messo a riparo in un luogo asciutto e scuro. Se è molto, si fanno le trecce, oppure i mazzi; altrimenti basta una ciotola.
Ah, se emette il suo bellissimo fiore, sarebbe da togliere, per far sviluppare meglio il bulbo, ma, se capita, io lo lascio, perché anche un solo bel fiore ingentilisce l’orto e “fa compagnia”.
Quanto all’irrigazione, io non lo bagno mai; prende la pioggia dal cielo.
Siccome ho posto, come faccio per altri ortaggi, metto anche l’aglio in posti diversi – sai mai che da una parte trovi condizioni più idonee che dall’altra.
Credo cambi poco se lo si pianta a fine inverno (febbraio), anzi, ne sono sicuro, per averlo sperimentato, ma, appunto, avere quei germoglietti verdi in orto d’inverno mi mette allegria.
Alla fine, pur usandolo poco in cucina, mi piace sapere di averne una piccola provvista da utilizzare al bisogno; so che si tratta di un prodotto sano, molto gustoso, a chilometro zero, prodotto con passione, piacere e soddisfazione.
Michele Cassol
Michele Cassol è nato a Belluno nel 1960, dove ha vissuto per molti anni; quarto di sei fratelli. Dal 1996 risiede e lavora a Sedico; sposato, con due figlie.
Dopo gli studi liceali (liceo scientifico), ha frequentato a Padova la facoltà di Scienze forestali, laureandosi con il massimo dei voti.
Attualmente svolge attività libero professionale, occupandosi di svariati argomenti ambientali (pianificazione naturalistica, valutazioni ambientali, monitoraggi faunistici, studi ecologici, consulenze agronomiche e forestali, didattica ambientale, ecc.), per lo più nel Triveneto.
Per otto anni ha ricoperto il ruolo di presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Belluno.
Esperto faunista, in particolare ornitologo, ha all’attivo alcune decine di pubblicazioni sul tema e partecipa a numerose ricerche a livello locale, regionale e nazionale.
Coltiva l’orto con passione a Bolzano Bellunese, alle pendici del M. Talvena, sulla terra che fu di suo nonno, prima che di suo padre.
È socio fondatore del Biodistretto Terre Bellunesi.
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1 commento
Silvano Checchin
Bella descrizione sulla coltivazione dell’aglio, con un po’ di poesia.