Nel Bellunese le opportunità di lavoro non mancano, ma la ricerca di personale qualificato continua a essere una sfida per le imprese, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI). Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, basata su dati Unioncamere-Anpal Excelsior, il 57% delle figure professionali richieste dalle PMI nel 2024 risulta di difficile reperimento.
La presidente di Confartigianato Imprese Belluno, Claudia Scarzanella, sottolinea l’importanza di intervenire sul sistema educativo per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro. «È un bene che i nostri giovani studino e puntino alla laurea», commenta Scarzanella, «anche per togliere all’Italia il titolo di Paese con una media di laureati tra le più basse in Europa, ma bisogna intervenire sul sistema educativo, in modo che laureati e diplomati possano maturare le competenze culturali e pratiche per entrare nel mondo del lavoro e nelle piccole e medie imprese, ponendo così le basi per la soluzione a questo ormai drammatico problema di reperimento del personale».
Il Veneto è tra le regioni italiane con maggiori difficoltà nel trovare lavoratori. Nel 2024, il 65,2% delle imprese artigiane ha segnalato problemi di reperimento del personale, ben al di sopra della media nazionale del 55,2%. La situazione è peggiorata rispetto al 2023, quando il Veneto era al terzo posto con una percentuale del 60,4%.
Nel Bellunese, il mercato del lavoro appare particolarmente attivo: le PMI hanno registrato 14.560 nuove assunzioni nel 2024, ma 8.292 di queste (pari al 57%) si sono rivelate difficili da coprire. «Se si guarda alla provincia di Belluno», osserva Scarzanella, «le entrate nel mondo del lavoro delle MPI (fino a 49 dipendenti) nel 2024 sono state 14.560, delle quali 8.292 difficili da reperire (57%): è interessante sottolineare che rispetto alla popolazione, la percentuale di entrate nel bellunese (7,28%) sia superiore alle altre province venete (tranne Venezia), a dimostrazione che nel nostro territorio il lavoro c’è più che altrove, ma resta la difficoltà di trovare le persone. È una delle criticità più percepite dalle nostre aziende, soprattutto perché non ci sono soluzioni rapide. E il bisogno è ora».
Le imprese devono anche confrontarsi con un cambiamento nelle aspettative dei lavoratori, specialmente tra i più giovani. «Siamo di fronte ad un radicale cambiamento di stili di vita e di mentalità», continua Scarzanella, «soprattutto nei giovani, non più disposti a rinunciare al proprio tempo libero, e che quindi chiedono una maggiore flessibilità di orario. E la transizione verde e digitale potrebbero ampliare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, se non si arriverà ad un collegamento più efficace tra sistema formativo e mercato del lavoro».
Le imprese stanno già adottando misure per attrarre e trattenere il personale, tra cui aumenti salariali, maggiore flessibilità negli orari, maggiore autonomia sul lavoro in base alle competenze e benefit aziendali. «Le imprese artigiane inoltre applicano un sistema di welfare contrattuale incardinato sulla bilateralità, che offre ai lavoratori molteplici prestazioni, anche di carattere sanitario, a cui si aggiungono sempre più frequentemente anche piani di welfare aziendale. Confartigianato chiede da tempo, invero senza avere risposte, che le prestazioni di welfare contrattuale erogate ai lavoratori siano detassate al pari di quelle erogate nell’ambito dei piani di welfare aziendale, così da mettere nelle tasche dei lavoratori dell’artigianato veneto ingenti risorse aggiuntive».
La questione del reperimento di personale non si riduce alla tipologia di contratto offerto. «Non troviamo lavoratori qualificati e con competenze specifiche e se anche si attinge dal mercato dei lavoratori stranieri, c’è lo stesso problema di formazione che si aggiunge alla difficoltà della lingua e di convivenza tra diverse etnie e culture. È un’emergenza da affrontare in un’ottica di politica economico-sociale e sociologica. Assenza di ricambio generazionale, crisi demografica e invecchiamento della popolazione, difficoltà dei mercati, inflazione, inadeguatezza dei percorsi scolastici rispetto al mondo del lavoro, sono aspetti che andrebbero analizzati insieme per una riforma del mondo del lavoro».
Le previsioni per il 2024 indicano un leggero calo delle nuove assunzioni a livello nazionale (-0,2%), ma per le PMI si prevede un aumento del 1,7%. Negli ultimi tre anni, l’occupazione giovanile in Italia è cresciuta a un tasso doppio rispetto alla media europea (9,2% contro il 4,6% della UE). Tuttavia, quasi 1,5 milioni di giovani tra i 25 e i 34 anni risultano inattivi. «Anche su di loro bisogna intervenire», conclude la nota di Confartigianato Imprese Belluno.
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