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venerdì 5 Dicembre 2025,

Il numero degli ultraottantenni in regione arriva al 7,6% della popolazione

Belluno è la provincia più “anziana”, con il 9% di ultraottantenni e un incremento del 14% rispetto al 2014. Dati elaborati dal sindacato dei pensionati Spi Cgil su base comunale.

Negli ultimi dieci anni la popolazione del Veneto ha registrato un calo complessivo, ma il numero di persone con più di 80 anni è aumentato in modo significativo. Attualmente gli ultraottantenni sono quasi 383 mila, pari al 7,6% dei residenti, con un incremento del 25% rispetto al 2014.

Secondo i dati elaborati dal sindacato dei pensionati Spi Cgil su base comunale, la provincia con l’età media più alta è Belluno, seguita da Venezia. Il Vicentino, invece, ha registrato l’aumento più marcato rispetto a dieci anni fa, con una crescita del 31%. Nei singoli comuni emergono situazioni molto diverse: a Cibiana di Cadore (Belluno) il 15% dei residenti ha più di 80 anni, mentre a Gambugliano (Vicenza) la percentuale si ferma al 4%.

Le sfide dell’invecchiamento

Il progressivo aumento della popolazione anziana pone interrogativi importanti sulla gestione dei servizi sanitari e sociali. «L’allungamento della vita è un fattore positivo – sottolinea Massimo Cestaro, della segreteria regionale Spi Cgil – ma il fenomeno deve essere gestito con interventi adeguati. La sanità territoriale, che dovrebbe essere un punto di forza della Regione, presenta diverse criticità e una chiara mancanza di programmazione, soprattutto dopo la pandemia. Invecchiare bene significa avere accesso a cure adeguate e a una rete di supporto che prevenga il rischio di isolamento».

Un aspetto particolarmente critico è la non autosufficienza: il 40% degli ultraottantenni in Veneto ha bisogno di assistenza parziale o totale. A ciò si aggiunge il rischio di isolamento sociale, più marcato nelle aree montane del Bellunese e del Rodigino, ma presente anche nei centri urbani, dove la chiusura di numerosi negozi di vicinato ha ridotto i punti di riferimento per gli anziani. «Servono investimenti concreti per l’invecchiamento attivo – continua Cestaro – e un confronto costante tra Regione e associazioni di rappresentanza per garantire un supporto adeguato».

L’analisi territoriale

L’indagine dello Spi Cgil evidenzia una forte variabilità tra le province. Belluno si conferma la più “anziana”, con il 9% di ultraottantenni e un incremento del 14% rispetto al 2014. Venezia segue con l’8,6%, registrando però una crescita più marcata: il numero di over 80 è passato da 56 mila a oltre 70 mila (+27%). Rovigo, con l’8,5%, ha avuto un incremento più contenuto (+3,8%). Nelle altre province la crescita è stata più significativa, con un picco nel Vicentino, dove l’aumento è stato del 31%.

Tra i comuni con la maggiore incidenza di ultraottantenni spiccano Cibiana di Cadore (15,3%) e Pedemonte (13,4%), mentre tra i più giovani troviamo Zermeghedo (4,42%), Massanzago (4,35%) e Gambugliano (4%).

Le richieste del sindacato

Di fronte a questi dati, il sindacato dei pensionati richiama l’attenzione delle istituzioni. «Siamo preoccupati dallo stallo della legge sulla non autosufficienza, approvata nel marzo 2024 ma ancora ferma – afferma Cestaro –. La prestazione universale introdotta dal governo riguarda solo una minima parte degli over 80 non autosufficienti, lo 0,6% in Veneto. Chiediamo un rafforzamento dell’assistenza domiciliare, un aumento dei posti nelle case di riposo e il riconoscimento del lavoro di cura svolto, spesso gratuitamente, dai familiari, in particolare le donne».

Un altro punto cruciale è il potenziamento delle strutture sanitarie locali. «È necessario accelerare la realizzazione delle case e degli ospedali di comunità – prosegue Cestaro – perché rappresentano presidi fondamentali per gli anziani. Inoltre, servono più risorse per progetti di invecchiamento attivo e per colmare il divario tecnologico che penalizza le persone più anziane. L’alfabetizzazione digitale è utile, ma non sufficiente: è essenziale garantire l’accesso ai servizi anche attraverso canali tradizionali, per evitare che gli anziani vengano emarginati in una società sempre più digitalizzata».

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