«Qui abitava Dina Dora Hasenlauf, nata 1942, arrestata 31.1.1944. Deportata. Auschwitz. Assassinata». Queste le parole che saranno incise sulla Pietra d’inciampo – la prima in assoluto in provincia di Belluno – che troverà collocazione a Quero, in comune di Setteville. La cerimonia di posa si terrà venerdì 28 marzo. Un’iniziativa che porterà alla luce una storia ancora poco conosciuta: quella degli ebrei stranieri in Italia e nel Bellunese in particolare. «Nel 1939, un anno dopo l’approvazione delle leggi razziali in Italia, il fascismo eseguì un censimento degli ebrei. Molti se ne andarono, altri restarono e iniziò la deportazione», spiega Enrico Bacchetti, direttore dell’Isbrec, Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea. «Una deportazione che ebbe come destinazione anche la nostra provincia».
Sono sedici infatti i comuni bellunesi dove gli ebrei vissero da internati, una formula che si avvicina a quella del confino a cui erano destinati gli oppositori italiani dal governo di Mussolini. Viene chiamata «internamento libero». Tutti stranieri gli ebrei arrivati nel Bellunese, soprattutto da Austria, Jugoslavia, Polonia. «In Veneto giunsero in cinquemila», aggiunge Bacchetti, «e circa 181 di loro furono destinati a Belluno».
A Quero, tra il 1941 e il 1943, fu presente un gruppo di 45 profughi. «Tra questi, la famiglia di Dina Dora Hasenlauf, che nacque proprio a Quero nel 1942», sottolinea l’assessore alla Cultura di Setteville, Ketty Bavaresco, che sta seguendo l’iter per la posa della Pietra d’inciampo. «I genitori di Dina Dora – Israel e Sofia – giunsero a Quero nel settembre del 1941 insieme alla primogenita Ruth, di 8 anni. Il 22 febbraio 1944 furono deportati ad Auschwitz-Birkenau». Dora Dina, a un anno e mezzo di vita, e la sorella Ruth furono uccise al loro arrivo, probabilmente assieme alla madre. La stessa sorte toccò al padre qualche mese più tardi. «Le pietre d’inciampo sono dei sanpietrini con una lamina d’ottone sulla faccia superiore, in cui vengono riportati i nomi delle persone deportate. Queste pietre vengono posizionate a terra davanti a quella che viene ritenuta l’ultima residenza nota della persona poi finita nei campi di sterminio», precisa Bavaresco. «A Quero la pietra sarà posta davanti a quella che oggi è la casa di riposo, in cui punto ben visibile a tutti: all’epoca era “casa Banchieri” che, assieme a ‘‘casa Cometto’’, era uno dei due principali alloggi che avevano ospitato gli ebrei stranieri».
«La pietra sarà intitolata a Dina Dora per ricordare tutti gli ebrei che vissero con i nostri concittadini, perché la memoria non vada persa. I bambini dei paesi giocavano con i lori coetanei ebrei», dice ancora Bavaresco. «Il percorso per arrivare alla posa della Pietra d’inciampo è iniziato 12 anni fa. In questo periodo non siamo stati fermi: è stato tutto molto complesso finché, grazie alla giornalista di Venezia Cristina Campolonghi, siamo riusciti a entrare in contatto con Paolo Navarro Dina, vicepresidente della Comunità ebraica di Venezia.Tengo a ringraziare Germano Susanetto e Doriano Dalla Piazza, che nel 2012 scrissero una lettera all’allora Comune di Quero dopo aver trovato i documenti riguardanti Dora Dina; il sindaco Bruno Zanolla che ha sempre creduto in questo progetto; la studentessa Maria Ancarani, che ha realizzato una ricerca sul tema; il gruppo di lavoro composto da Lara Gallina, Marica Faccinetto, Sonia Zanella».
Il 28 marzo, in mattinata, al centro culturale verrà proiettato il documentario di Dalla Piazza, poi il ritrovo davanti alla casa di riposo per la posa della Pietra. La sera il documentario sarà riproposto per tutta la cittadinanza.
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