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domenica 13 Luglio 2025,

I Salesiani testimoni del sacrificio di quattro partigiani a Belluno

Alla 17 marzo 1945, il cronista salesiano annota: «Verso le 18 quattro partigiani sono impiccati dall’autorità tedesca in Piazza Campitello. La città è in pieno lutto...».

Quest’anno ricorrono gli 80 anni da un tragico evento della Resistenza bellunese: l’impiccagione di quattro partigiani ai lampioni di Piazza Campitello, oggi Piazza dei Martiri, a perenne ricordo di quel fatto. In questo articolo vogliamo ricordare quel momento attraverso gli occhi dei Salesiani, che, proprio di fronte alla piazza, nella chiesa di San Rocco e nei locali ad essa annessi, gestivano l’orfanotrofio, il convitto e l’oratorio. Le notizie relative alla cronaca dell’anno 1945 sono scarse, con appena otto pagine per il primo difficile semestre. In apertura di questo anno cruciale, il cronista, il 1° maggio 1945, appone la parola PAX accanto al disegno di una croce con rametti di ulivo, simbolo di speranza dopo mesi di sofferenza.

Il 17 marzo 1945, quattro giovani partigiani – Salvatore Cacciatore, Giuseppe De Zordo, Valentino Andreani e Gianni Piazza – furono impiccati ai lampioni di Piazza Campitello per ordine delle forze nazifasciste. Un atto di rappresaglia crudele, volto a terrorizzare la popolazione e soffocare la lotta partigiana.

La chiesa di San Rocco si affaccia direttamente sulla piazza, e i Salesiani furono testimoni involontari di quella barbara esecuzione. Le loro cronache dell’epoca offrono una testimonianza toccante di quanto avvenne in quelle ore.

Alla data del 17 marzo 1945, il cronista salesiano annota: «Verso le 18 quattro partigiani sono impiccati dall’autorità tedesca in Piazza Campitello. Rimangono esposti fino al mattino del 19 marzo. La città è in pieno lutto. La piazza è pressoché deserta e fanno la veglia ai morti solo le sentinelle tedesche. San Rocco conta pochissimi fedeli alle Sante Messe».

I Salesiani assistono a questo «eroico sacrificio», osservando dalla porta d’ingresso di San Rocco sulla piazza deserta. «Improvvisamente, ad esecuzione compiuta, vediamo spuntare da Porta Dante il vescovo mons. Bortignon… Lo vediamo dirigersi senza esitazione verso gli impiccati, salire su una scaletta che il nostro direttore, don Nello Ferrarese, aveva nel frattempo recato, anche lui sprezzante del pericolo, ungere con l’olio degli infermi i poveretti e baciare quelle fronti ancora calde, sotto gli occhi degli aguzzini che, attoniti per tanta audacia, erano in forse se spianare di nuovo le armi».

A tenere la scala a monsignor Girolamo Bortignon – che all’epoca era amministratore apostolico di Belluno e Feltre – affinché potesse raggiungere gli impiccati, fu il salesiano don Aurelio Olivati.

Oggi, Piazza dei Martiri custodisce la memoria di quel sacrificio. Ricordare questi eventi attraverso le testimonianze e i documenti dell’epoca non è solo un dovere storico, ma un monito per le generazioni future. Il sacrificio di quei giovani, osservato con sgomento dai Salesiani e dall’intera comunità, resta un simbolo di coraggio e di libertà contro ogni oppressione.

Giorgio Reolon

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