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sabato 14 Giugno 2025,

Né buono né cattivo, il lupo fa il lupo. La tutela è a rischio?

Servirebbe un gentile spirito francescano. Pesanti conseguenze dal declassamento della protezione (Foto Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi)

Domenica 13 aprile 2025 un lupo ha visitato il centro di Cortina d’Ampezzo, una delle mete turistiche più frequentate delle Dolomiti. Martina Ghezze, 25 anni, usciva da un locale assieme al suo ragazzo e l’ha incrociato a pochi metri di distanza. Dopo essere prudentemente entrata in auto lo ha ripreso col cellulare. Ha quindi postato il breve video dell’incontro su un social media, che è stato subito commentato con le considerazioni più contrastanti.

Intervistata da un cronista del “Corriere dell’Alto Adige” la ragazza si è successivamente stupita dello scalpore suscitato dal video-resoconto dell’incontro, affermando: «Devo dire che (…) è stata anche una bella esperienza. Vedere un animale tanto selvaggio e maestoso a pochi passi da me, mi rimarrà impresso per molto tempo».

Per quanto il gentile spirito francescano di Martina indichi il migliore atteggiamento da tenere nei confronti del lupo, gli incontri con questo predatore suscitano reazioni molto contraddittorie, che vanno dal perduto innamoramento al desiderio di totale sterminio. Ma gestire il destino dei predatori in una società civile non spetta a singoli gruppi di interesse, ma alle leggi, che rappresentano il miglior compromesso fra sensibilità comune ed esigenze sociali.

Il recupero delle popolazioni di lupo italiane è un successo delle politiche di conservazione della natura, visto che nel 1971 sopravvivevano poche decine di animali spinti sull’orlo dell’estinzione da leggende, pregiudizi e dall’accezione giuridico-venatoria di nocivo. I lupi superstiti erano allora distribuiti in Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria. Si trattava di un centinaio di sopravvissuti che in molti casi si comportavano da spazzini (scavenger) nutrendosi di rifiuti raccolti nei letamai e nelle discariche a cielo aperto rurali e suburbane.

Ma il boom economico degli anni ’60 ha spostato il baricentro dell’economia italiana dalle campagne alle città, portando all’abbandono di molte attività agricole e silvo-pastorali tradizionali di collina e montagna. Gli spazi rurali abbandonati nel corso di questa difficile transizione economica e sociale sono stati gradualmente ricolonizzati dalla vegetazione suffruticosa, arbustiva e arborea in una rapida successione para-naturale secondaria, che in circa trent’anni ha portato ad una imponente espansione del bosco sia sulle Alpi sia sugli Appennini, qua e là favorita da attenti interventi selvicolturali.

La ripresa del lupo è seguita in modo lento e graduale, sia per il descritto mutamento delle condizioni socio-economiche del popolo italiano, sia per una serie di leggi e decreti nazionali appositamente mirati (Decreto Ministeriale Natali del 1971, Decreto Ministeriale Marcora del 1976, Legge Nazionale 157/92, Decreto Presidenziale 357/97), intrecciati a varie Convenzioni internazionali (Conv. di Washington del 1973, Conv. di Berna del 1979, Direttiva Habitat 92/43 CEE), a decisi interventi di riqualificazione faunistica (reintroduzione di Ungulati su Alpi ed Appennini) e ad iniziative mirate a migliorare la pubblica percezione del lupo (Operazione San Francesco del WWF Italia, 1974), sostenute da varie riviste di divulgazione naturalistica nate fra gli anni ’70 e ’80 del XX secolo.

Soltanto negli anni ’90 del XX secolo è iniziato il naturale recupero della specie sulle Alpi occidentali, dove si sono insediati i primi branchi di lupi italo-francesi nel 1996-1997. Nonostante l’intenso bracconaggio subito da questi animali, l’incremento delle loro popolazioni alpine è stato piuttosto buono in tutti i vent’anni successivi.

Secondo la relazione sulla distribuzione e consistenza del lupo in Italia eseguita da ISPRA nel 2020-2021, la stima più robusta della popolazione italiana risultava pari a 3.307 individui. L’abbondanza di lupi nelle regioni alpine durante l’inverno 2020-2021 è stata stimata in 946 individui (confidenza statistica del 95%). Di questi, 266 appartenevano alla porzione centro-orientale della popolazione di Canis lupus del Settentrione d’Italia.

I numeri sono oggi di certo aumentati, ma la sopravvivenza del lupo è garantita soltanto dalla griglia di protezione internazionale di cui si è più sopra riferito, che continua ad essere necessaria a sostenere la sua conservazione in tutta l’Unione Europea.

Nonostante ciò, la 44a riunione della Standing Committee della Convenzione di Berna – strumento giuridico che regola la protezione della Natura nei Paesi dell’Unione Europea e in altre 49 nazioni – si è recentemente espressa in favore del declassamento del suo stato di protezione. Ciò comporta lo spostamento di Canis lupus dalla categoria II (fino al 3 dicembre 2024 era considerato “specie strettamente protetta”) alla classe di protezione III (dal 6 dicembre 2024 è stato declassato a “specie protetta”). La proposta non è stata contrastata dal veto degli altri Paesi aderenti alla Convenzione di Berna ed è divenuta teoricamente operativa il 7 marzo 2025. Il declassamento indicato ha pesanti conseguenze: da entità rigidamente tutelata, il lupo diviene specie “sfruttabile” attraverso diverse forme di controllo cinegetico. Ciò ha avviato la modifica della Direttiva Habitat 92/43 CEE e produrrà variazioni della protezione prevista da molti strumenti legislativi nazionali, fra i quali la Legge italiana LN 157/92. Completato questo lungo iter di modifiche normative, alle Regioni sarebbe consentito emettere ordinanze locali di gestione venatoria della specie ove la sua presenza fosse divenuta anche moderatamente conflittuale, con procedure autorizzative relativamente semplici.

Ma una lunga serie di ricorsi all’UE minaccia anche queste proposte di modifica della regolazione dei rapporti uomo-lupo e la confusione permarrà ancora a lungo.

Come i fatti della vita, il lupo non è né buono, né cattivo. Lui fa il lupo. Il resto è soltanto percezione. In boschi e campagne, toponomastica, fiabe, nelle nostre anime.

5 commenti

  • Per ripassare: il lupo di Gubbio ammansito da S. Francesco non era un animale, ma una persona. È quindi fuori luogo richiamarsi ad “un gentile spirito francescano”. L’altra sera nel giardino cintato di una villetta a ridosso di un paese delle nostre Alpi un lupo ha sbranato un cane; i proprietari si sono chiesti: E se ci fosse stato un bambino?. Lo scorso anno un giornalista di questa testata ha visto un lupo ad Auronzo di Cadore e si è fatto la stessa domanda. Cosa dobbiamo aspettare? Che vittime di aggressione diventino le persone? All’autore di quest’articolo non viene il dubbio che sia ora di prendere provvedimenti seri a tutela della cittadinanza?

    • Non è mai successo che un lupo abbia attaccato un uomo. Mai. Nemmeno se bambino. Mai in migliaia di anni di coesistenza.
      Se prova fastidio nel leggere articoli di questo tenore c’è sempre il Gazzettino che crea allarmismo e terrore con termini come “sbranare”, “divorare”, ecc. così poi i De Carlo hanno gioco facile ad invocare misure che permettano ai loro amici cacciatori di sfogarsi.
      Così prima sparano ai cervi poi ai lupi che mangiano i cervi e via di questo passo…

    • Da più fastidio leggete certi commenti, di persone che vivono nella fantasia e non nella realtà. I lupi preferiscono pecore, asini, capre ai cervi. Molto più facile predarle in un recinto dove non possono scappare. Il lupo non ha mai attaccato l’uomo? Vero…. Ma voglio vedere cosa fareste se lo incontraste quando portate a spasso il cane… Poi ne riparliamo. La realtà è che c’è un problema, e bisogna porre rimedio. E grazie a chi i lupi li ha reintrodotti e protetti con leggi assurde che fanno sì che se uccidi un essere umano ormai non fa neanche più notizia, ma se tocchi i lupi……

    • Ma perpiacere, drammatizzare una situazione con un caso sporadico è sintomo di una forma di generale insicurezza, un consiglio : passeggia di pù nella natura e ti troverai ad amare gli animali e progressivamente disprezzare l’uomo.

  • Forse sono un po’ fuori tema, ma questo episodio del “lupo di Gubbio” potrebbe essere di stimolo per riflettere : è più semplice ammansire un lupo (animale) o un “Lupo” (persona)?

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