Belluno °C

lunedì 16 Giugno 2025,

Urbano Bolzanio, il bellunese che insegnò il greco al papa

È stato uno dei più grandi umanisti di quella stagione irripetibile tra Umanesimo e Rinascimento

Chi arriva a Venezia in macchina o in treno, per raggiungere Rialto e poi San Marco passa frettolosamente a fianco della basilica dei Frari. Superate la chiesa e la Scuola Grande di San Rocco bisogna girare a sinistra, attorno alla cappella Corner.  Ecco, appena svoltato, tutti i bellunesi farebbero bene a fermarsi e girarsi di 180 gradi per scoprire le due grandi lapidi bianche, che affiancano il portale gotico, sormontate dai ritratti marmorei degli umanisti bellunesi Urbano Bolzanio, frate francescano, e di suo nipote Pierio Valeriano, che fu arciprete della cattedrale di Belluno e pievano di Castion, Limana e Sospirolo.

Il 27 aprile del 1524 veniva sepolto proprio nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, il frate minore osservante Urbano Bolzanio, uno dei più grandi umanisti di quella stagione irripetibile tra Umanesimo e Rinascimento, che avrebbe posto le basi per la rinascita della cultura europea. Era nato a Belluno, nelle case dei Bolzanio nel quartiere di Santa Croce, da un ramo del casato medievale che aveva il feudo vescovile di Bolzano Bellunese, finito espulso dal Maggior Consiglio all’inizio del Quattrocento. 

Urbano aveva imboccato la vita religiosa, dal convento bellunese di San Pietro fino a Treviso e Venezia, dove iniziò la sua straordinaria avventura intellettuale. Pochi anni prima, nel 1453, Costantinopoli era stata conquistata dai Turchi e il giovane Urbano fu tra coloro che partirono per l’oriente in cerca di manoscritti da salvare iscrizioni greche da ricopiare. Viaggiò per dieci anni, rigorosamente a piedi da bravo Francescano, toccando tutto il Medio Oriente e del Mediterraneo. A Messina incontrò il giovanissimo Pietro Bembo alla scuola (di greco) di Costantino Làscaris. Dei suoi appunti di viaggio, intitolati “Itinerarium”, perduti da secoli, cominciano a ricomparire singoli fogli, via via riscoperti ai moderni filologi.

Nei suoi viaggi aveva imparato bene il greco, e fu chiamato a Firenze, alla corte di Lorenzo il Magnifico, come precettore di greco per i suoi figli. C’era anche Giovanni de Medici, che nel 1513 divenne papa col nome di Leone X. Ma Urbano era tornato a Venezia, dove scrisse la prima grammatica di greco mai uscita in Europa, l’incunabolo delle “Institutiones” pubblicate nel 1497 da Aldo Manuzio. Per la sua conoscenza di Costantinopoli e del greco il futuro doge Andrea Gritti lo volle con sé in una missione diplomatica particolarmente delicata, tanto che entrambi finirono imprigionati per lunghi mesi in una torre sul Bosforo.

Morì a 81 anni nel 1524, ma la sua grammatica di greco continuò ad essere ristampata in tutta Europa per molti anni ancora.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *