Altri 30 mila euro dal Parco per il sito di archeologia mineria di Valle Imperina. La cifra servirà per interventi di manutenzione che prevedono il rifacimento di diverse staccionate. I lavori saranno curati dal Comune di Rivamonte Agordino e dall’Unione Montana Agordina. Ed è solo un tassello nell’ambito di un progetto più ampio: il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi è impegnato da anni, assieme all’amministrazione comunale di Rivamonte e all’Unione Montana, nel recupero e nella valorizzazione del sito. Negli anni sono stati recuperati e restituiti a nuova vita gli antichi forni fusori, la vecchia centralina idroelettrica e numerosi edifici a servizio degli impianti minerari (uno dei quali ospita oggi un ostello e un ristorante) mentre, più recentemente, è stata resa visitabile una parte delle antiche gallerie.
Il finanziamento di 30 mila euro del Parco va ad aggiungersi a quello, ben più corposo, che l’ente ha concesso nei mesi scorsi per finanziare il recupero della complessa rete di murature a secco presenti a Valle Imperina. Grazie ai fondi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il Parco Nazionale finanzierà infatti un articolato progetto, curato dal Comune di Rivamonte Agordino, per un importo complessivo di 940 mila euro.
«Questo nuovo intervento – ha dichiarato il commissario del Parco Ennio Vigne – rientra in un progetto nazionale di restauro delle antiche murature a secco presenti nei Parchi Nazionali italiani. Quando il Ministero ci ha chiesto di individuare un sito in cui investire i fondi a disposizione abbiamo pensato al complesso di Valle Imperina, perché riteniamo che il restauro dei muri a secco costituisca un tassello importante di ulteriore valorizzazione di un sito di rilevanza internazionale che oggi, dopo anni di investimenti da parte del Parco e delle amministrazioni locali, sta diventando un attrattore turistico di primaria importanza, grazie anche all’efficace azione della società privata alla quale è stata affidata la gestione del sito. Colgo l’occasione per ringraziare il Comune di Rivamonte, che si è assunto l’onere di affidare la progettazione e l’esecuzione degli interventi, la cui conclusione è prevista per la fine del 2026».
«L’arte dei muretti a secco – ha concluso Vigne – è inserita dal 2018 nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Questa iscrizione è comune a otto paesi europei: Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svizzera. Il recupero di muretti a secco, patrimonio culturale Unesco, all’interno del nostro Parco Nazionale, inserito nel patrimonio naturale Unesco, ha quindi un valore anche simbolico particolarmente significativo».
Seguici anche su Instagram:
https://www.instagram.com/amicodelpopolo.it/