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sabato 7 Giugno 2025,

Referendum, la vera posta in palio

L'editoriale a firma del giornalista Giuseppe Casagrande sul numero 21 dell'Amico del Popolo datato 22 maggio 2025

La sfida dei referendum non può lasciarci indifferenti. Indipendentemente dai contenuti dei quesiti sui quali siamo chiamati ad esprimerci l’8 e il 9 giugno, la chiamata alle urne rappresenta una vera e propria sfida al nostro diritto-dovere di partecipare alla vita democratica del nostro paese. Al di là dunque dei quesiti, il valore vero di questi e di ogni referendum è l’opportunità offerta di partecipare in prima persona ad una decisione. E i protagonisti di questa scelta siamo noi. È la nostra opinione espressa con il “si” o con il “no”. Non è come alle elezioni politiche quando si delega al partito votato le risoluzioni e i programmi. Con il referendum non si delega nessuno. È l’elettore a scegliere. Responsabilmente.

Ecco allora la sfida che vince alla grande nei confronti dell’invito a non recarsi a votare. Un appello che tarpa le ali alla libertà costituzionale di partecipare perseguendo l’umiliante traguardo del non superamento del quorum del cinquanta per cento dei votanti. È noto a tutti che il raggiungimento di questa quota minima di votanti è diventato un’impresa ardua. L’ultima volta è accaduto nel 2011 quando si è votato in merito alla gestione dell’acqua, del nucleare e del legittimo impedimento. Poi il quorum non è stato più raggiunto. Nel frattempo il numero di chi si reca alle urne s’è ridotto drasticamente innescando una vera e propria crisi della partecipazione.
Anche per questo, ora, l’invito a non recarsi a votare è diseducativo e rischia di giustificare quell’astensionismo elettorale che per uno Stato democratico può diventare una pericolosa patologia. Dal punto di vista formale, tuttavia, la scelta di non recarsi alle urne è legittima.

Il fatto stesso che la Costituzione condizioni la validità del referendum al raggiungimento di un quorum implica che l’elettore abbia anche la possibilità di non votare, oltre a scegliere il si o il no. Dal punto di vista etico-politico però l’impegno a partecipare è prioritario anche perché i temi sui quali siamo chiamati ad esprimerci sono così importanti e di pressante attualità che, comunque, sollecitano riflessioni e prese di posizione che vanno ben oltre la specificità dei singoli quesiti. Pensiamo ai quattro referendum sul lavoro che richiamano l’attenzione su dignità del lavoro, sicurezza, stipendio equo, precarietà. Problemi nuovi, ma anche antichi se si considera che erano già stati evidenziati dalla Rerum Novarum. E pensiamo alla cittadinanza, alle difficoltà che incontra per ottenerla chi nasce o lavora qui e sopperisce, almeno in parte, allo spopolamento galoppante che caratterizza l’Italia. Sono temi troppo seri per non essere presi in considerazione e per non indurci a partecipare al voto l’8 e il 9 giugno.

2 commenti

  • Ottimo !!!

  • Non sono d’accordo, il non voto, se ponderato e consapevole è sacrosanto ed è esso stesso una presa di posizione in merito al quesito. La stessa costituzione contempla questa possibilità. Il fatto di porla sull’etica solo quando fa comodo lascia sempre il tempo che trova.

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