La notizia è di sabato scorso, ma a molti è sfuggita: l’assemblea nazionale del CAI, che si è svolta a Catania, ha nominato don Luigi Ciotti socio onorario del Club Alpino Italiano. Un riconoscimento non formale, quello del Cai, ma convinto, frutto di una lunga frequentazione e amicizia tra il sodalizio alpino e il prete bellunese, che appena può ricorda a tutti di «essere nato a Pieve di Cadore», aggiungendo il suo «orgoglio di essere montanaro». Non è banale neanche la motivazione della nomina: «testimone nella fede, nell’impegno civico e nel volontariato, sublime atto di responsabilità, di quella montagna, immagine di cammino spirituale, che nelle Dolomiti bellunesi l’ha visto nascere e nei valori delle genti delle Terre Alte di tutta Italia lo ha appassionato al desiderio di bellezza e di infinito. Ha saputo indicare al Sodalizio intero la via maestra per un nuovo Umanesimo dove, con nuova coscienza ecologica, riscoprire l’inviolabilità della dignità umana e la sacralità dell’anima delle montagne».
Ancor più interessante il commento del fondatore di Libera: «Essere socio onorario sarà per me un impegno in più per smuovere le coscienze e allargare il numero di persone che si assumono la responsabilità di difendere la natura, la montagna e i montanari, per trovare forme di alleanza e nuove strategie (…). Di fronte alla catastrofe ecologica che sta avvenendo, siamo chiamati a concretizzare le scelte, ognuno per la sua parte. A fare in modo che la Laudato si’ di Papa Francesco diventi Laudato qui».
Ma quali sono queste «scelte» da perseguire? In più occasioni, non ultima al congresso nazionale a Roma a fine 2023, il prete antimafia ha indicato le priorità: c’è bisogno di comunità energetiche rinnovabili, di cooperative legate a produzioni biologiche, si deve incentivare una nuova filiera che metta insieme agricoltura, turismo, cultura e storia. E poi ancora: coltivare il valore della biodiversità, compresa quella culturale: «servono nuove aree protette in quota per creare professioni diverse»; e rilancia la proposta del «Parco del Cadore» che comprenda i gruppi di Antelao, Marmarole e Sorapiss.
Infine un allarme: «La grande speculazione edilizia – denuncia – riguarda anche le “alte quote”». «Chi sono questi imprenditori che fanno investimenti con pochi controlli? Abbiamo scoperto forme di riciclaggio anche di organizzazioni criminali mafiose che vanno a investire in zone montane stupende. E c’è chi concede loro deleghe in bianco». Messaggio forte e chiaro, specie in tempi di Olimpiadi. E non saremo noi a scordare quanto detto dal socio onorario Ciotti Luigi.
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