L’associazione Libera, coordinamento provinciale di Belluno, è intervenuta per fare chiarezza riguardo a diversi materiali informativi e articoli comparsi sulla stampa locale che riportano messaggi contro il riarmo attribuiti a un gruppo denominato “Gruppo Belluno Libera”. L’associazione ha voluto precisare, per evitare fraintendimenti, di non avere alcun legame con questo gruppo, che risulta essere una sigla diversa e a loro sconosciuta.
Libera, fondata trent’anni fa da don Luigi Ciotti, è una rete che riunisce centinaia di associazioni, scuole, università e singole persone impegnate nel promuovere legalità, cittadinanza attiva e giustizia sociale non solo in Italia, ma anche in Europa, America Latina e Africa. In provincia di Belluno, l’associazione opera attraverso i Presidi dell’Agordino, del Bellunese orientale, della Valbelluna e del Cadore.
Per quanto riguarda il tema del riarmo, Libera fa sapere che la propria posizione è chiaramente espressa nell’agenda programmatica nazionale per il trentennale. Essa si sintetizza nello slogan «Disarmare e non armare». In concreto, l’associazione propone di spostare gli investimenti dagli armamenti, definiti come «un investimento in morte», verso programmi che promuovano lo sviluppo della vita, come quelli dedicati all’educazione e all’accompagnamento delle vittime. Parallelamente, viene sostenuta la necessità di incrementare le risorse destinate al Servizio Civile Universale e di ritirare la modifica alla legge 185, che a loro avviso rappresenta un passo indietro in termini di trasparenza e controllo parlamentare sulla produzione e sulle esportazioni di armi.
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2 commenti
Giuseppe
Se il gruppo bellunese non appartiene a Libera, quest’ultima cos’ha da temere? E cos’ha da precisare? Sembra che l’orientamento sia il medesimo.
Donata
Semplice Giuseppe. Libera ha una visibilità mediatica molto ampia. Belluno libera no. Per quanto possano avere una stessa opinione su alcune tematiche, un domani se Belluno libera assume volontà politiche di un qualche tipo non è corretto che i potenziali elettori o anche solo i simpatizzanti siano erroneamente indotti a credere che si tratti della stessa cosa.