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martedì 24 Giugno 2025,

Se le mucche dettano l’agenda ►Fotogallery

Sono 170 le malghe attive in provincia di Belluno (nella foto, due mucche a Sappade, pronte a salire alla Malga Bosch Brusà, in comune di Falcade)

Le malghe bellunesi sono molto più di pascoli estivi: sono presidi di agricoltura, allevamento, ambiente, tradizione. Cuore pulsante dell’alpeggio dolomitico, sopravvivono grazie agli allevatori, spesso giovani, che le scelgono come progetto di vita, come Hermann Follador a Sappade o Carlo Murer con la sua cooperativa a Malga Van. Questi “malghesi contemporanei” combinano tradizione e innovazione, portando avanti attività zootecniche e agrituristiche con dedizione quotidiana e forte legame al territorio.

La gestione delle malghe – 170 nelle Dolomiti Bellunesi – affronta sfide crescenti: la pressione del ritorno del lupo, normative sanitarie complesse e l’abbandono dei pascoli domestici minacciano la sostenibilità dell’intero sistema. Le strategie adottate per prevenire gli attacchi dei lupi – come il ricovero notturno degli animali o l’utilizzo di capi più robusti – mostrano l’adattamento in atto. Anche la sicurezza alimentare è al centro dell’attenzione: il latte crudo, tradizionalmente simbolo della genuinità montana, richiede oggi controlli serrati e formazione mirata per garantire la salute dei consumatori.

In questo contesto, le malghe bellunesi resistono e si reinventano: crescono le esperienze di turismo rurale, le degustazioni in quota, le attività didattiche. Il progetto regionale delle Piccole Produzioni Locali e nuove forme cooperative, come quella di Malga Van, offrono modelli replicabili per salvare questo patrimonio vivente. Ma servono visione politica e investimenti strutturali.

Sul numero 23 dell’Amico del Popolo “di carta”, che porta la data del 5 giugno 2025 ed è in distribuzione questa settimana (su abbonamento, in edizione digitale e in edicola), puoi leggere l’approfondimento dedicato alle malghe bellunesi.

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