«Voi siete occhi, orecchie e voce del territorio, delle vallate, dei paesi. Il vostro apporto è insostituibile e senza di voi il giornale non potrebbe esistere». Ieri, venerdì 6 giugno, la sala Muccin del Centro Giovanni XXIII a Belluno ha ospitato l’incontro con i collaboratori del nostro settimanale L’Amico del Popolo. Un momento significativo per condividere riflessioni, prospettive e visioni comuni sul ruolo dell’informazione locale. Protagonisti, appunto, i nostri collaboratori, “vecchi” e “nuovi”, giovani e meno giovani, grazie ai quali è stato costruito nei decenni – e si continua a cementare – «un tessuto capillare di relazioni, osservazioni e racconti», ha sottolineato il direttore Alberto Laggia, «che restituisce l’immagine viva e concreta di una provincia spesso lontana dai grandi riflettori, ma ricchissima di storie e umanità. In un tempo in cui l’informazione rischia di essere appiattita dalla velocità e dalla superficialità, la presenza attiva e consapevole dei collaboratori rappresenta un valore insostituibile».

L’incontro ha riaffermato l’importanza di un giornalismo che nasce e si nutre del contatto con le persone e con le realtà più profonde del territorio. Nel suo intervento, Laggia ha offerto uno sguardo lucido sulla crisi della carta stampata, che – ha ricordato – non è iniziata ieri, ma affonda le radici già negli anni Novanta, con l’avvento del digitale. «Basti pensare che nel 1990 in tutta Italia si vendevano 6,8 milioni di giornali, ora non si arriva nemmeno a un milione», ha osservato il direttore dell’Amico. «L’avvento del digitale ha rivoluzionato tutto e non possiamo ignorare le nuove forme di comunicazione, dobbiamo imparare a usarle, a farle nostre, a investirci con competenza e visione. Sempre partendo dal presupposto che il giornale è sì una fabbrica di notizie, ma prima di tutto è comunità».
Il momento di incontro con i collaboratori è stato anche occasione per presentare le novità introdotte nella versione cartacea del settimanale: dalla tematizzazione delle prime pagine alla rubrica “Storie di chi resta”, dalla cura degli aspetti grafici alla presenza più marcata di fotografie. Non è mancato un focus sul sito web dell’Amico, rinnovato nei contenuti. «Vi è una profonda sinergia tra i diversi canali e linguaggi della comunicazione», ha aggiunto Laggia. «Il giornalismo, nella sua essenza più autentica, si fonda sul racconto di storie. Al di là dei dati, delle dichiarazioni e dei numeri, ciò che davvero tocca e coinvolge le persone sono le vicende umane: vite vissute, sfide affrontate, speranze coltivate. Un buon giornalista è prima di tutto un ascoltatore attento e un narratore onesto, capace di cogliere l’unicità di ogni esperienza e di restituirla con rispetto e verità».

In sala Muccin sono interventi in apertura don Massimiliano Zoccoletti, presidente dell’Opera diocesana San Martino vescovo, legale rappresentante e amministratore unico dell’Amico del Popolo – che ha fatto il punto sul nuovo assetto nella gestione del settimanale – e il vescovo Renato Maragoni, che ha richiamato l’attenzione sull’importanza del “desiderio” come forza generativa, anche nell’ambito dell’informazione. «Viviamo un tempo di cambiamenti epocali», ha detto, «e in questo tempo le parole contano, le relazioni contano, la verità conta. Chi racconta la realtà contribuisce a costruire il futuro. Il desiderio di capire, di servire, di cercare il bene comune: è da qui che riparte una comunità». Non è mancato infine un momento conviviale, con il pranzo a buffet al Ristorante “Al Centro”.
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