La strada a me più nota nei primi anni è stata via Feltre, che il nonno indicava come fora par Porta Feltre mostrandomi spesso il luogo in cui sorgeva il fantastico monumento. Lui ne conosceva la storia avendo abitato per anni in quella via, poco più avanti, nel luogo stesso dove ora abitavo con la mia famiglia, che aveva ereditato l’uso di quelle due stanze più servizio da quando Nono Nani se ne era tornato alla casa paterna di Fener, risolvendo così il problema della figlia da poco maritata e quello della madre (mia bisnonna) che viveva sola da vedova ed ora aveva bisogno di assistenza, che nel caso era fornita da mia nonna. Oltretutto alla Porta senza porta1 (oggi nota come Piazzale Marconi) continuavano a sostare molti funerali, specie quelli delle persone più note, e si tenevano spesso orazioni funebri dando l’addio alla salma che proseguiva poi verso il cimitero di Prade – considerato in estrema periferia – in forma privata, sulla carrozza a cavalli del Comune (carro funebre2). Oggi resta la testimonianza delle epigrafi esposte quotidianamente al muro dell’ultima casa superstite situata verso la Panoramica.




Io restavo invece affascinato dal chiosco e dalle pompe di benzina che erano state installate poco più a monte del luogo in cui sorgeva il grande manufatto costruito in onore dell’Imperatore Francesco I nel 18163 e che nel 1926 era stato abbattuto, nell’ambito dell’ampio rinnovo della viabilità periferica connessa al già visto rifacimento della stazione ferroviaria.


La posizione è ancor oggi precisabile se si prende come riferimento la prima casa sulla destra verso via Garibaldi che è ancora in piedi; diciamo che oggi la porta sarebbe assai d’ingombro alla rotonda della Panoramica.

Osvaldo Monti4 a fine Ottocento ci lascia inoltre un disegno con una veduta precisa della zona dove, fra l’altro compare la chiesina della B.V. del Buon Consiglio5 sul lato a monte della strada.


Con la ristrutturazione dell’intera zona negli anni Trenta il tempietto chiesa finirà sul lato sud della strada, praticamente all’altezza in cui era prima situato sull’altro fronte, in fianco al nuovo edificio dell’Orfanotrofio Sperti di cui diventa cappella dedicata6. Sulla parte rivolta alla Piave, si vede anche una scalinata a scendere verso una stradina di raccordo con Lambioi presso la quale sembra sia stato poi installato negli anni Trenta, uno dei pubblici orinatoi cittadini. Da ricordare, nei paraggi della Porta, sempre a valle, anche una fontana assai più datata, derivata da vena naturale, dove il Monti è attento a disegnare una donna con arconcello e secchie.
La nuova via Feltre, viene ‘raddrizzata’, allargata e il piano strada livellato rispetto a quanto era.
Ne fa fede l’unica vecchia casa superstite che è appunto il menzionato caʃinét che appare attualmente mezzo sepolto rispetto al piano ordinario.

Il Bazolle testimonia a fine Ottocento il cattivo stato di questa direttrice «…La strada per Feltre fu costruita sotto il Governo Italico, ma non era che un abbozzo dell’attuale. Mancavano i ponti sul Cordevole e su quasi tutti i torrenti, e le continue ascese e discese, nonché le svolte la rendevano disagiatissima»7.
Insomma anche se a un solo chilometro da Piaza Campedel, ero uno di periferia, e la mia era una zona ‘artigianale’ e popolare anche se non mancavano nuove villette in accennato stile liberty.

Il titolare della distilleria Prest, Francesco detto Chechi, amico di famiglia, me lo ricordo sempre allegro, anche da piccolo. Da grande poi siamo diventati amici dato che aveva passione di scrivere8 e poetare in dialetto come me.
Del suo ambiente di lavoro ricordo il grande portone, il distillatore e un grande cartellone pubblicitario dedicato al Passicamo il suo digestivo di maggior successo, ottimo per i punch all’arancio o al rum, che piacevano anche a me per la sola sorpresa alle narici.
Di Berto Fiabane, scarpelin, ho già dato la prima impressione, ma solo negli anni successivi ne ho potuto intravvedere la qualità artistica (trasmessa amplificata al figlio Franco) e le grandi doti di umanità9NDR.
Due case più su stava Livio Michelin, ammirato produttore di biciclette fiammanti, che aveva una mole maestosa ed era, di primo acchito, spaventevole salvo scoprire poi che era buono come il pane. Sua moglie, Lea, era grande amica di mia mamma e suo figlio Nando, quasi mio coetaneo, era sorprendentemente generoso tanto da lasciarmi andare sul suo triciclo motorizzato (macchina straordinaria a quei tempi e lo sarebbe anche ai nostri) accontentandosi dello scambio proposto con poche mie casette di legno, buone comunque per farci un piccolo villaggio. Ancora oggi ci salutiamo con fraterno entusiasmo. E poi, la mia prima vera bici era marchiata Michelin!
- Così la chiamava al transito mio nonno che sapeva di suscitare il mio sorriso e la mia curiosità (come in una favola o in una filastrocca roversa). ↩︎
- Uno, non so se l’ultimo, fu acquistato nel ’22. ↩︎
- Cfr. De Bortoli, G. [et al.], Belluno : storia, architettura, arte. Belluno, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1984, pp. 50-51. ↩︎
- Osvaldo Monti, artista, poeta ma soprattutto disegnatore, ci ha lasciato una ricca galleria di paesaggi ottocenteschi della Provincia (cfr. Dai disegni di Osvaldo Monti: itinerari ottocenteschi nella provincia di Belluno, Belluno, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1983). ↩︎
- Accanto alla chiesetta vi era pure una fontana, che metteva a disposizione del pubblico anche una cazza, cioè un mestolo di rame, per facilitare la bevuta agli assetati. Grazie a questa fontana, scomparsa intorno al 1920, e soprattutto per la generosa presenza del mestolo, la chiesetta era stata battezzata Madona de la caza. ↩︎
- Siamo nel 1920 circa. ↩︎
- Cfr. Maresio Bazolle A., Il Possidente bellunese, Feltre, Pilotto, 1987, vol. 2. p. 223. ↩︎
- Francesco ‘Chechi’ Prest: An bòcia de botega, 1997. Con altri Autori: Antologia dialettale 97; A Filò col Zempedon 85 , più presenze nei settimanali locali. Lo cito anche come ‘Socio’ in altre iniziative menzionate. ↩︎
- Nel settembre 1979 la Belumat editrice pubblica l’opuscolo Incontro con Berto Fiabane (condotto da Agostino Perale) a cura del Comitato organizzatore delle manifestazioni per l’autunno nell’Oltrardo. ↩︎
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