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mercoledì 16 Luglio 2025, Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Metalmeccanici, sciopero nazionale: da Belluno in 200 a Mestre per chiedere il rinnovo del contratto

Venerdì 20 giugno i metalmeccanici protestano: sciopero generale indetto da Fim, Fiom e Uilm.

Venerdì 20 giugno i lavoratori metalmeccanici scenderanno in piazza in tutta Italia per uno sciopero generale di otto ore indetto da Fim, Fiom e Uilm. La protesta nasce dal blocco delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da oltre un anno. In Veneto, l’appuntamento è a Mestre: il corteo partirà alle 9.00 da Corso del Popolo e attraverserà le vie del centro cittadino, con arrivo in Piazza Ferretto. Dalla provincia di Belluno è prevista la partecipazione di circa 200 persone, a rappresentanza dei circa 6.000 addetti del settore sul territorio.

La mobilitazione arriva in un momento di forte tensione tra le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali, in particolare Federmeccanica e Assistal, accusate di aver interrotto il confronto senza offrire risposte concrete alle richieste avanzate. Il segretario generale della Fim Cisl Belluno Treviso, Alessio Lovisotto, parla di una trattativa «naufragata» e ribadisce che lo sciopero non è un atto ideologico, ma «un modo per difendere la dignità del lavoro e il futuro del Paese».

Secondo i sindacati, l’unica garanzia economica prevista per giugno – un incremento di 27,70 euro – deriva dalla clausola di ultrattività del contratto del 2021. La piattaforma unitaria per il rinnovo propone, invece, un aumento di 280 euro in tre anni, insieme alla riduzione dell’orario a 35 ore settimanali, a misure per la stabilizzazione dell’occupazione e alla promozione del welfare aziendale e della formazione. A fronte di queste proposte, Federmeccanica avrebbe rifiutato non solo l’aumento salariale, ma anche ogni apertura su diversi temi normativi, dalla conciliazione vita-lavoro alla sicurezza, dalla parità di genere allo smart working.

«Da parte di Federmeccanica – spiega Lovisotto – registriamo una chiusura totale, con una pregiudiziale inaccettabile: nessuna quantificazione salariale nel nuovo contratto. Una posizione assurda e fuori da ogni logica di contrattazione collettiva». Il sindacalista fa anche un confronto con l’accordo firmato recentemente da Stellantis, Ferrari, CNHI e Iveco, che ha previsto un aumento del 6,6% e una tantum di 480 euro: «Se si può fare con le grandi aziende, perché non con tutto il settore?».

Sulle retribuzioni, le visioni restano distanti. Federmeccanica sostiene che, tra il 2008 e il 2024, gli stipendi del settore siano cresciuti del 45%, contro un’inflazione del 31%. Ma, secondo Lovisotto, «i salari reali italiani restano circa l’8% sotto i livelli del 2021», come confermerebbero anche dati di Istat, Banca d’Italia e Ocse.

Il tema del potere d’acquisto è centrale. «La realtà – conclude Lovisotto – è che molte famiglie metalmeccaniche fanno i conti ogni mese con aumenti di bollette, carburanti, affitti e spese alimentari che superano abbondantemente gli incrementi in busta paga». E aggiunge: «Federmeccanica continua a proporre il welfare aziendale come soluzione, ma non si può barattare salario reale con benefit parziali. Il pasto non si paga con un buono asilo. Serve più stipendio netto in busta».

Lo sciopero di venerdì rappresenta, dunque, un segnale di protesta e un tentativo di riaprire un confronto finora segnato da contrapposizioni difficili da superare.

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