Si è tenuta nei giorni scorsi in Val Visdende, nel Comelico, una giornata dimostrativa dedicata alla lotta al bostrico, insetto che continua a rappresentare una minaccia concreta per le foreste alpine, in particolare per quelle colpite dagli eventi estremi come la tempesta Vaia. L’iniziativa si è svolta in due momenti distinti: una sessione in aula e una prova pratica sul campo.
Durante la parte operativa, sono stati messi alla prova alcuni strumenti innovativi, tra cui un nuovo prodotto a base di verbenone, un composto naturale usato per disorientare e allontanare il bostrico dalle piante sane, soprattutto da quelle considerate di particolare valore, come gli alberi monumentali. In un’altra area, sono state predisposte cataste di piante-esca, trattate in modo differente per testarne l’efficacia attrattiva e difensiva. Alcuni tronchi non sono stati trattati, altri sono stati irrorati con un prodotto classificato come concime, mentre su due cataste è stato applicato un fitofarmaco sperimentale, attualmente in fase di autorizzazione per uso emergenziale.
I risultati, secondo i tecnici, sono incoraggianti. I prodotti utilizzati avrebbero dimostrato un’efficacia significativa nel contenere la presenza del bostrico e nel proteggerne le piante bersaglio.
Presente all’incontro anche Dario Bond, presidente del Fondo Comuni Confinanti, che ha evidenziato la rilevanza dell’iniziativa: «Si tratta di una nuova frontiera della ricerca, decisamente importante per cercare di salvaguardare il nostro patrimonio boschivo veneto, e bellunese in particolare». Bond ha ricordato come la tempesta Vaia e il successivo proliferare del bostrico abbiano messo sotto pressione non solo l’equilibrio ambientale ma anche l’economia e l’immagine turistica delle zone montane.
«La sperimentazione, avviata già da agosto a ottobre dello scorso anno, ci vede all’avanguardia a livello europeo, con le aree di Livinallongo, Val Visdende e Asiago a fare da territori pilota», ha aggiunto. Un percorso reso possibile anche grazie al sostegno istituzionale e a un emendamento promosso dal senatore De Carlo che ha consentito lo stanziamento dei fondi necessari alla sperimentazione nelle regioni del Nord Italia, comprese quelle a statuto speciale.
Il progetto coinvolge un’équipe composta dall’Unità Organizzativa Fitosanitaria della Regione Veneto, il Dipartimento DAFNAE dell’Università di Padova, una multinazionale dell’agrofarmaco e un centro di saggio esterno autorizzato. Tra i tecnici in prima linea, anche Valerio Finozzi, ispettore fitosanitario regionale, il cui contributo è stato citato come esemplare per impegno e competenza.
«L’importanza della battaglia contro il bostrico è decisiva – ha concluso Bond – non solo per la salute dei boschi, ma anche per il futuro della filiera del legno e per la gestione sostenibile dell’ambiente montano».
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