A 81 anni dalla rappresaglia nazista nota come la “Notte di Santa Marina”, la città di Feltre ha rinnovato il proprio impegno nel custodire la memoria storica con una sentita cerimonia commemorativa, giovedì 19 giugno, presso il Sacello di Via Tofana. Un appuntamento che, anno dopo anno, richiama la cittadinanza a riflettere sul significato della libertà e del sacrificio.
Alla cerimonia hanno preso parte autorità civili e militari, tra cui la sindaca Viviana Fusaro e il Prefetto di Belluno, Antonello Roccoberton. Il momento commemorativo si è articolato in letture di testimonianze alternate ai brani eseguiti dal coro “Vece Voci”, culminando con la benedizione finale impartita da don Angelo Balcon.
Era la notte del 19 giugno 1944 quando le truppe della gendarmeria tedesca, coadiuvate da collaborazionisti italiani, diedero corso a un’azione brutale e mirata, passata alla storia come la più tragica e dolorosa della dominazione nazista in città. Feltre, che dopo l’8 settembre 1943 era stata annessa all’Alpenvorland sotto il controllo diretto del Terzo Reich, era ritenuta dai tedeschi come “la città che più ci dà da fare di tutta la Provincia”.
Quella notte i militari entrarono nelle case, uccisero, picchiarono, rubarono, con lo scopo di spezzare la guida morale e strategica della Resistenza feltrina. Il bersaglio principale era il colonnello Angelo Zancanaro, figura autorevole e stimata, la cui adesione al Comitato di Liberazione, pur inizialmente improntata a una resistenza passiva, si stava evolvendo verso una presa di posizione più attiva. La sua uccisione, insieme a quella del figlio Luciano, diciassettenne, avvenne sulle scale dell’albergo Feltre, davanti la stazione.
L’azione dei tedeschi proseguì con l’uccisione dell’ing. Pietro Vendrami, di Gino Romano Colonna, giovane veneziano ospite al seminario, e di Oldino De Paoli, assassinato in via Tofana, mentre il rettore del seminario don Candido Fent e don Giulio Gaio furono brutalmente percossi. Una quarantina di persone vennero poi arrestate, imprigionate o deportate nei campi di concentramento.
La rappresaglia fu la risposta tedesca all’umiliante “Operazione Baldenich”, che due giorni prima aveva visto una decina di partigiani, travestiti da tedeschi, liberare dal carcere 73 detenuti politici senza sparare un solo colpo.
L’eccidio, secondo il professor Marcello Della Valentina, fu «un’operazione barbara, dettata da un impulso di vendetta ma anche dal chiaro obiettivo di spezzare il movimento di resistenza e dissuadere la popolazione dal sostenerlo». In realtà sortì l’effetto contrario. L’eccidio di Santa Marina scosse profondamente le coscienze feltrine: da quel momento molte persone decisero di passare all’azione, di imbracciare i fucili e di salire sui monti.
«Dobbiamo custodire i valori di quegli uomini che, in anni terribili, hanno compiuto scelte difficili, coraggiose, ma necessarie per garantire libertà e democrazia. A loro siamo profondamente debitori – ha dichiarato nel suo intervento il Sindaco Viviana Fusaro – Oggi abbiamo la responsabilità di mantenere viva la memoria e renderla attuale, trovando nuovi linguaggi e strumenti per tramandarla, soprattutto alle nuove generazioni. La memoria della Resistenza non deve affievolirsi. Il passato non è solo commemorazione, ma anche consapevolezza e impegno civico. Per continuare a garantire un futuro di pace, oggi più che mai, è fondamentale stringersi attorno ai valori democratici».
Riccardo Sartor
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