Situazione critica negli uffici giudiziari della provincia di Belluno, dove la carenza di personale amministrativo raggiunge livelli allarmanti. A segnalarlo è stato l’incontro tenutosi questa mattina tra l’Ordine degli Avvocati di Belluno, il Tribunale, la Procura della Repubblica e il senatore Luca De Carlo, alla presenza della vicepresidente della Provincia Silvia Calligaro.
Secondo i dati emersi, la scopertura degli organici varia tra il 40 e il 50% presso il Tribunale e la Procura, ma raggiunge l’80% nell’ufficio del Giudice di Pace. Un solo impiegato amministra attualmente l’intero ufficio, a fronte di una pianta organica che ne prevede cinque. «L’emergenza vera è quella relativa all’ufficio del Giudice di Pace», ha dichiarato l’avvocato Daniele Tormen, presidente dell’Ordine, che ha spiegato come questa situazione incida direttamente sull’efficienza del servizio: «Una carenza di questo tipo provoca ritardi e ingolfamenti nelle procedure, come il recupero crediti o i ricorsi contro la sospensione della patente».
Le difficoltà potrebbero aumentare ulteriormente a partire dal prossimo anno, quando entreranno in vigore nuove competenze affidate ai Giudici di Pace. Per questo motivo, l’Ordine degli Avvocati ha già avviato un confronto con la Provincia per valutare soluzioni transitorie, come il distacco temporaneo di personale, in attesa di interventi strutturali.
Una condizione analoga riguarda il personale di Tribunale e Procura. La magistratura, spiegano i presenti, non presenta particolari criticità, ma l’organico amministrativo è dimezzato rispetto al necessario. Da qui il confronto con il senatore De Carlo anche sul tema della cosiddetta “Legge sulla Montagna”, che prevede misure per favorire una mobilità più rapida verso le sedi giudiziarie in territori periferici. «Lo scorso anno, proprio a seguito di un incontro simile con il senatore, è nata una norma ad hoc per il sistema giustizia», ha ricordato Tormen. La norma è attualmente in discussione alla Camera, dopo l’approvazione iniziale al Senato; alcuni emendamenti ne impongono un nuovo passaggio a Palazzo Madama, ma «fortunatamente la norma sul sistema giustizia non è stata toccata».
Durante l’incontro si è parlato anche degli “ufficiali del processo”, figure introdotte nell’ambito del Pnrr per supportare l’attività dei magistrati. A Belluno ne sono arrivati una decina lo scorso anno. Il loro apporto è considerato importante per il buon funzionamento degli uffici, ma il contratto biennale solleva dubbi sulla loro permanenza. «Diventa fondamentale capire se queste figure verranno stabilizzate», ha sottolineato Tormen, esprimendo il timore che «di fronte a una situazione di incertezza, questi lavoratori scelgano già fin d’ora altre strade lavorative».
Infine, è stato affrontato anche il tema delle difficoltà logistiche. Il presidente dell’Ordine ha evidenziato i problemi nei collegamenti tra Belluno e la pianura, soprattutto ferroviari, che ostacolano eventuali distacchi da altri tribunali. «In questo momento, ad esempio, il Giudice di Pace di Belluno può contare sul supporto di un distacco da remoto da Rovigo, ma non è sufficiente: basti pensare che, in caso di udienza penale, l’unico lavoratore in presenza deve prendere parte alla seduta in aula, lasciando così l’ufficio fisicamente scoperto». Un quadro complesso che, senza interventi tempestivi, rischia di compromettere seriamente l’efficienza del servizio giustizia nel territorio.
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