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martedì 15 Luglio 2025,

Il 25 giugno udienza al Tar del Lazio per il nuovo impianto “Apollonio-Socrepes”

Udienza cautelare relativa al ricorso presentato da 25 residenti e proprietari di immobili e terreni delle località Lacedel e Mortisa di Cortina d’Ampezzo contro l’avvio dei lavori per l’impianto a fune “Apollonio-Socrepes”.

Si terrà mercoledì 25 giugno, presso la Sezione I del Tar del Lazio, l’udienza cautelare relativa al ricorso presentato da 25 residenti e proprietari di immobili e terreni delle località Lacedel e Mortisa di Cortina d’Ampezzo contro l’avvio dei lavori per l’impianto a fune “Apollonio-Socrepes”. L’opera, inserita tra gli interventi legati ai Giochi Olimpici Invernali Milano-Cortina 2026, è al centro di una contestazione che solleva interrogativi sia di natura tecnica che procedurale.

I ricorrenti, assistiti dagli avvocati Primo e Andrea Michielan del Foro di Treviso, contestano la legittimità dell’intero iter autorizzativo e pongono l’attenzione su diverse criticità, in particolare sul mancato rispetto del principio di «immunità da pericolo di frana», stabilito dal D.M. 392/2003 per le opere a fune. Secondo quanto riportato nel ricorso, l’area interessata dall’intervento risulta classificata a rischio frana elevato (P3 e P4) dal Piano di Assetto Idrogeologico, con frane profonde e lente già documentate, e senza l’attivazione di un sistema continuativo di monitoraggio geotecnico e strutturale.

Un altro aspetto oggetto di rilievo riguarda l’assenza del coinvolgimento dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali nel procedimento di verifica delle condizioni ambientali. La Regione Veneto ha comunque ritenuto soddisfatta la prescrizione n. 1 del parere VIA, pur affermando che l’effettiva sicurezza dell’impianto potrà essere valutata soltanto dopo l’entrata in funzione.

L’attualità del tema è stata rafforzata da un recente episodio: il 16 giugno si è verificato un distacco franoso in località Croda Marcora, nel territorio di Borca di Cadore, dove un cedimento roccioso ha coinvolto un versante geologicamente simile a quello interessato dal progetto. L’evento ha riacceso l’attenzione pubblica sulla fragilità morfologica delle Dolomiti e sull’opportunità di interventi infrastrutturali in contesti delicati sotto il profilo ambientale.

I legali dei ricorrenti sottolineano anche l’urgenza derivante dalla comunicazione, ricevuta il 20 giugno, dell’occupazione d’urgenza delle aree private interessate, disposta dalla stazione appaltante a soli cinque giorni dall’udienza. In risposta, gli avvocati Michielan hanno trasmesso una formale diffida al Commissario Straordinario e agli enti competenti, chiedendo la sospensione delle attività in attesa della decisione del Tribunale.

«I nostri assistiti – dichiarano i legali – non si oppongono ai Giochi Olimpici. Ma chiedono che le opere siano realizzate nel rispetto della legge, della sicurezza pubblica e della coerenza tecnica. Nessuna opera olimpica giustifica la costruzione su un versante franoso senza indagini adeguate e senza monitoraggi strutturali preventivi e continui».

L’udienza del 25 giugno sarà chiamata a valutare se esistano i presupposti per la sospensione dei lavori, alla luce del rischio di un pregiudizio grave e irreparabile e della legittimità delle scelte progettuali.

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