In provincia di Belluno un’impresa su quattro che utilizza l’intelligenza artificiale è artigiana, una media superiore a quella nazionale, dove il rapporto è di una su cinque. Il dato emerge dall’ufficio studi di Confartigianato e conferma un crescente interesse. Tuttavia, la carenza di competenze resta un ostacolo rilevante, soprattutto per le piccole realtà produttive locali.
Sono 514 le imprese bellunesi che già adottano strumenti legati all’IA, e tra queste 130 sono artigiane. A livello nazionale, nel 2024 si contano 181.652 imprese con dipendenti che impiegano l’IA, di cui 34.997 sono artigiane, pari al 19,3% del totale.
«Numeri sicuramente confortanti», osserva Michele Basso, direttore di Confartigianato Imprese Belluno, «ma non devono distrarci dalla consapevolezza che c’è ancora molto da lavoro da fare, per avvicinare le aziende alle nuove tecnologie».
In generale, i settori dove l’IA viene maggiormente applicata sono quelli dei servizi (12,6%), seguiti dal manifatturiero (8,8%) e dalle costruzioni (7,7%). Le micro e piccole imprese che già utilizzano queste tecnologie sono 177.887.
Tra le applicazioni più diffuse dell’intelligenza artificiale emergono la sicurezza informatica (22,1%), l’analisi di documenti (18,3%) e la gestione dei rapporti con i clienti (14,9%). Per quanto riguarda i processi interni, l’IA è impiegata soprattutto nella gestione economico-finanziaria (41,9%) e nel marketing digitale ed e-commerce (35,4%).
Nonostante un’opinione generalmente favorevole (66% degli imprenditori italiani esprime una valutazione positiva), molti ammettono di non essere pronti: il 34% degli imprenditori e lavoratori autonomi non si sente sufficientemente esperto nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Tra chi non usa l’IA, quasi il 70% dichiara di non sapere come integrarla nei propri processi aziendali.
Il nodo centrale resta la formazione. Solo il 13,1% delle imprese ha già assunto o intende assumere personale specializzato nella gestione dell’IA. E tra le nuove figure richieste, oltre la metà risulta difficile da reperire: il 53,5% dei profili con competenze digitali avanzate è considerato di difficile reperibilità.
Nella provincia di Belluno, si stima l’ingresso di 2.810 lavoratori con competenze digitali elevate, pari all’11,5% del totale, ma quasi due su tre (64,8%) sono difficili da trovare, dato che supera la media nazionale.
A fronte di questa situazione, Confartigianato Imprese Belluno ha scelto di puntare sulla formazione. Da circa due anni, infatti, promuove un programma specifico che coniuga tecnologia e creatività artigiana, ribattezzato “Intelligenza Artigiana”.
«La declinazione in “Intelligenza Artigiana”, che utilizziamo da un paio d’anni per i nostri programmi formativi», spiega Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Imprese Belluno, «ci aiuta a trasmettere al mercato e ai giovani le potenzialità del nostro settore, laddove alla tecnologia si affiancano la creatività, la ricerca del bello, il gusto, l’estro che solo la mente umana e la mano artigiana sono in grado di immaginare e trasmettere».
Per affrontare i cambiamenti del mondo del lavoro, conclude Scarzanella, serve «una cassetta degli attrezzi» fatta di nuove competenze digitali, anche per quei mestieri in cui la mano dell’uomo resta insostituibile. Belluno, pur registrando buoni numeri nell’adozione dell’IA (ventunesima provincia italiana), è tra le più in difficoltà nel reperire personale qualificato (nona a livello nazionale).
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