L’eradicazione della peste suina africana. Questo l’obiettivo dell’accordo di collaborazione sottoscritto tra Ulss Dolomiti e Provincia di Belluno. La peste suina africana è una malattia virale altamente contagiosa e spesso letale per suini domestici (maiale) e selvatici (cinghiale), ma non si trasmette agli esseri umani. Negli ultimi anni ha costituito una forte minaccia per l’industria suinicola globale, con un grande impatto sull’economia e sulla sicurezza alimentare. La sua natura altamente contagiosa e la mancanza di un vaccino efficace rendono la gestione della malattia una sfida complessa; i cinghiali selvatici eurasiatici rappresentano un importante fattore di rischio, costituendo un serbatoio per la conservazione del virus in natura. Attualmente in Europa risultano attivi diversi focolai di malattia, che nel nostro paese è presente principalmente in alcune aree della pianura padana, giungendo ormai in prossimità dei confini della regione Veneto.
La normativa prevede che tutti i capi abbattuti di selvaggina selvatica grossa siano conferiti presso appositi centri di raccolta istituiti dalle Riserve, per il rilievo dei dati biometrici e per le verifiche di competenza da parte del Servizio di Polizia provinciale. Su tutti i cinghiali abbattuti attraverso l’attività venatoria, compresi quelli destinati all’auto-consumo, in particolare, è obbligatorio l’esame trichinoscopico, al fine di evitare il possibile insorgere di casi di trichinellosi umana (zoonosi a trasmissione alimentare). Annualmente in provincia di Belluno vengono abbattuti circa tra i seicento e i settecento cinghiali.
L’oggetto della convenzione tra la Provincia e l’ Ulss Dolomiti riguarda la copertura dei costi dell’ispezione veterinaria sui cinghiali cacciati in favore dei cacciatori abilitati all’attività venatoria e prevede un investimento della Provincia di diecimila euro per 12 mesi. Tale iniziativa ha lo scopo di ridurre la consistenza della popolazione di cinghiali selvatici, con la duplice finalità di limitare i danni causati da questa specie invasiva alle coltivazioni e agli ambienti silvestri, nonché di prevenire la possibile estensione al territorio provinciale del fronte dell’epidemia di peste suina africana presente nelle regioni limitrofe.
In particolare l’Ulss si impegna a: provvedere al prelievo di campioni di muscolo (generalmente il diaframma) dai capi abbattuti e al raccoglimento dei campioni, su chiamata da parte degli operatori, dei cacciatori o delle riserve di caccia; inviare i campioni raccolti all’Istituto zooprofilattico per l’analisi; gestire i risultati analitici, segnalando eventuali positività. La Provincia di Belluno, per il tramite del Corpo di Polizia provinciale e degli Uffici Caccia e Pesca, ha il compito: di rendere effettivamente operative le misure di eradicazione e sorveglianza della Peste Suina Africana (PSA) previste dai piani nazionali e regionali; di coordinare le azioni dei soci delle Riserve Alpine di caccia previste dai piani nazionali e regionali; di rendicontare puntualmente alla Regione del Veneto i risultati dell’applicazione dei piani.
«L’adozione di pratiche di biosicurezza rigorose è fondamentale per proteggere gli allevamenti di suini domestici dalla peste suina africana; la collaborazione tra autorità competenti, cacciatori, allevatori e cittadini, è fondamentale per il successo di queste misure», commenta il direttore generale Giuseppe Dal Ben. «Il rapporto di grande collaborazione con tutte le riserve alpine di caccia per noi è fondamentale», sottolinea la vicepresidente della Provincia Silvia Calligaro, «per questo siamo soddisfatti di firmare questo accordo con l’Ulss 1 e di mettere a disposizione del territorio le risorse necessarie per esentare il pagamento delle analisi obbligatorie sui cinghiali abbattuti dai nostri controllori dentro il piano della PSA, mutuando una pratica che a livello nazionale è prevista per le zone rosse. Solo lavorando insieme possiamo vincere le sfide del nostro territorio come in questo caso la sfida di battere la peste suina africana».
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