La notizia della chiusura estiva di tredici sportelli postali in provincia di Belluno ha sollevato preoccupazioni e reazioni da parte delle istituzioni regionali. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha espresso la propria disponibilità al confronto con Poste italiane per limitare l’impatto sui cittadini, in particolare quelli più anziani e residenti nelle aree montane.
«Immagino che per i residenti di alcune zone diventerà più complicato e difficile ritirare un pacco, pagare una bolletta o ritirare la pensione», ha dichiarato Zaia, sottolineando come il disagio rischi di colpire soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Pur riconoscendo le difficoltà organizzative e la carenza di personale, il governatore ha ribadito l’importanza di garantire i servizi essenziali: «Nel pieno rispetto delle scelte dell’azienda, come Regione siamo disponibili a confrontarci e collaborare affinché un servizio così fondamentale sia garantito abbattendo al minimo il disagio per alcuni paesi».
Zaia ha poi sottolineato il ruolo centrale degli uffici postali nella quotidianità dei piccoli centri: «Nei paesi, gli uffici postali sono un fulcro della vita della comunità. È apprezzabile lo sforzo messo in atto da Poste italiane per contenere le chiusure rispetto ad altri anni, ma sono questi i momenti che devono imporre riflessioni mirate a strategie». Il presidente ha richiamato l’attenzione sulla necessità di evitare quella che definisce una “desertificazione” dei servizi, fenomeno che rischia di vanificare gli sforzi per contrastare lo spopolamento delle aree montane.
«Come Regione del Veneto confermiamo la disponibilità per quanto è di nostra competenza a fare in modo che l’appello più volte lanciato da cittadini e istituzioni locali sia il volano per mantenere più diffusamente possibile la presenza regolare dei servizi postali», ha concluso.
Non tarda ad arrivare la replica del Partito Democratico, per voce dei consiglieri regionali Vanessa Camani e Jonatan Montanariello, che invitano il presidente Zaia a passare «dalle parole ai fatti». Secondo i due esponenti del Pd, le dichiarazioni del governatore sono «tardive» e non accompagnate da azioni concrete.
«Da anni, inascoltati, mettiamo questa emergenza sul tavolo del governo veneto, senza ricevere riscontri, se non il sentirci dire che la competenza non è della Regione», affermano Camani e Montanariello. Ricordano inoltre che, grazie ai dati raccolti da Slc Cgil, è stato possibile tracciare un quadro aggiornato del problema: tra aprile 2023 e novembre 2025, si conteranno complessivamente oltre diecimila giorni di chiusura degli uffici postali nel Veneto.
Secondo i consiglieri, l’attuale gestione dei servizi postali da parte di Poste italiane – azienda a partecipazione pubblica – non è compatibile con il dovere di garantire una presenza capillare nei territori, soprattutto quelli più fragili. «I disservizi di Poste italiane determinano forti disuguaglianze sociali», sottolineano.
I due esponenti del Pd chiedono l’apertura di un tavolo regionale di confronto con Poste italiane, la sospensione immediata delle chiusure nelle aree disagiate e l’attivazione di sportelli mobili per garantire la continuità del servizio durante i periodi di manutenzione.
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